venerdì 10 novembre 2017

solo un frammento

Paul Klee - Sealed woman, 1930

«[…] il romanzo come genere è falso: noi conosciamo solo un frammento della vita altrui e l'unico romanzo che possiamo scrivere è sulla nostra stessa vita»

Johan August Strindberg

mercoledì 18 ottobre 2017

114 luciopicca

114 luciopicca

Lavoro ingrato - luciopicca

Hieronymus Bosch, La tentazione di Sant'Antonio, dettaglio - ritoccato - luciopicca

Lavoro ingrato - luciopicca

Non sapevo che la libertà non è una ricompensa, e neppure un regalo.
Oh! no, anzi è un lavoro ingrato, una corsa di resistenza molto solitaria, molto estenuante.
(Albert Camus)
Il pensiero greco si è sempre trincerato nell’idea di limite. Non ha spinto nulla all’estremo, né il sacro, né la ragione. Ha tenuto conto di tutto, equilibrando l’ombra con la luce.
Il pensiero di libertà, soprattutto dagli oggetti e dalle oggettivizzazioni, un lavoro di ricerca e di peso, di sofferenza anche. Viviamo nell’impero della ragione, nessun eretico, la libertà non la cerchiamo neanche più, tutti soldatini. La ragione ha fatto il vuoto, morto Dio, non rimane altro che la storia e la potenza: cerco, cerco, cerco la libertà!
I greci ponevano alla volontà i limiti della ragione. Noi abbiamo messo la spinta della volontà al centro della ragione: micidiale!
Il nuovo monoteismo governa, il business e i suoi condizionamenti, sempre più lontani da una ricerca di libertà. Ci vorrebbe lo sforzo kafkiano, cioè gettare il ponte della libertà e attraversare verso una nuova posizione, lasciarsi dietro il vecchio e sbarcare sulle pendici di un nuovo monte.
Albert Camus ci insegna lo sforzo per appropriarci della presenza e della vicinanza al nostro essere. Libertà dunque, percorso per capire e capirsi che non si vive di solo potenze, dell’esistenza del limite, dell’uomo parte della natura e non dominatore della natura. Il valore del fallimento, si può fallire, non si deve, per forza, avere sempre successo. L’epica è anche accettare il fallimento, il limite, non la dismisura. Libertà, esseri liberi dal dover aver per forza dei successi, liberi dal mercato delle vacche, dagli altari della potenza. Un lavoro continuo per la libertà di essere se stessi. Un mondo che si dà limiti naturali, l’orizzonte non è mai così sterminato, senso del limite, antitotalitarismo. L’idea camusiana del pensiero meridiano, dell’uomo in rivolta, non in rivoluzione.
Penso ad un piccolo racconto di Paul Valèry: “Una mattina, all’indomani di una pesca molto fruttuosa in cui erano stati presi centinaia di tonni, andavo al mare per il bagno. Avanzai dapprima lungo un piccolo molo, per godere della magnifica luce. Improvvisamente, abbassando lo sguardo, scorsi a qualche passo da me, sotto l’acqua meravigliosamente piatta e trasparente, un orrido e splendido caos che mi fece rabbrividire. Delle cose di un rossore ributtante, masse di un rosa delicato o di un porpora profondo e sinistro giacevano colà… Riconobbi con orrore l’ammasso raccapricciante delle viscere e delle entragne di tutto il branco di Nettuno rigettato in mare dai pescatori. Non potevo fuggire né sopportare ciò che guardavo, perché il disgusto che mi provocava quel carnaio rivaleggiava dentro di me con la sensazione di reale e singolare bellezza di quel disordine di colori organici, di quegli ignobili trofei di ghiandole, da cui sfuggivano fumi sanguinolenti e sacche pallide e tremolanti trattenute da non so quali fili sotto la velatura dell’acqua così chiara, intanto che l’onda infinitamente lenta cullava, nel limpido spessore, su tutta quella carneficina, un fremito d’oro impercettibile.”
Non credo alla ragione, credo all’uso della ragione, alla libertà da essa, liberi dal pensiero calcolante.
Non è facile diventare ciò che si è, ritrovare la propria misura profonda, quindi abbisognamo della ricerca della libertà, della ricerca della strada, nessuna google map ci può aiutare, siamo soli, con il nostro sforzo, non è facile. Viviamo in un perenne sviluppo, lontanissimi dal progresso, forse in un regresso. Questo teorizzava Pasolini negli anni sessanta. Lo sviluppo delle cose, l’annientamento delle persone. Atomi, atomatizzati nella gabbia ristrettissima dell’individualismo esasperato ed esasperante. La bellezza non può fare a meno dell’uomo, e la libertà è una bellezza.
Chiedo aiuto ad Albert Camus, al suo pensiero, alle sue parole: “…non comprendevo che uomini potessero torturare altri uomini senza smettere di guardarli. Imparavo che il delitto, lungi dal nascere e bruciare, per dilagare rapidamente, in un anima criminale, poteva seguire la ragione, diffondere le sue corti per il mondo, infine vincere e regnare.”  
Al delitto seguiva una ragione, illiberale. La servitù contemporanea della assenza di noi stessi, in noi stessi, processo di alienazione quasi totale. Continua dismisura, movimento cieco dell’anima, sottratta alla ricerca della libertà. Alieniamo la nostra forza di rifiuto, diventando servili, in servitù.
Tutti inginocchiati dinanzi al vitello d’acciaio. E’ vero l’individuo è poca cosa, ma comunque qualcosa che può ricercare la strada per la libertà. C’è il pericolo della contraddizione, ma le contraddizioni non si risolvono in una sintesi o in un compromesso puramente logico, ma in un atto creativo, la possibilità di essere fecondi. Il Circo delle attrazioni, reali e soprattutto virtuali, una, due, dieci attrazioni contemporaneamente, tutte diverse. Interessato a tutte, non riesci a vederne nessuna, una solitudine autistica. Ricerchiamo questa strada, che possa liberarci.
“Sono cresciuto sul mare e la povertà mi è stata festosa, poi ho perduto il mare, tutti i lussi mi sono sembrati grigi, la miseria intollerabile” Albert Camus.

luciopicca

 
 



sabato 14 ottobre 2017

tentazione

Hieronymus Bosch, La tentazione di Sant'Antonio, dettaglio - ritoccato - luciopicca