mercoledì 18 ottobre 2017

114 luciopicca

114 luciopicca

Lavoro ingrato - luciopicca

Hieronymus Bosch, La tentazione di Sant'Antonio, dettaglio - ritoccato - luciopicca

Lavoro ingrato - luciopicca

Non sapevo che la libertà non è una ricompensa, e neppure un regalo.
Oh! no, anzi è un lavoro ingrato, una corsa di resistenza molto solitaria, molto estenuante.
(Albert Camus)
Il pensiero greco si è sempre trincerato nell’idea di limite. Non ha spinto nulla all’estremo, né il sacro, né la ragione. Ha tenuto conto di tutto, equilibrando l’ombra con la luce.
Il pensiero di libertà, soprattutto dagli oggetti e dalle oggettivizzazioni, un lavoro di ricerca e di peso, di sofferenza anche. Viviamo nell’impero della ragione, nessun eretico, la libertà non la cerchiamo neanche più, tutti soldatini. La ragione ha fatto il vuoto, morto Dio, non rimane altro che la storia e la potenza: cerco, cerco, cerco la libertà!
I greci ponevano alla volontà i limiti della ragione. Noi abbiamo messo la spinta della volontà al centro della ragione: micidiale!
Il nuovo monoteismo governa, il business e i suoi condizionamenti, sempre più lontani da una ricerca di libertà. Ci vorrebbe lo sforzo kafkiano, cioè gettare il ponte della libertà e attraversare verso una nuova posizione, lasciarsi dietro il vecchio e sbarcare sulle pendici di un nuovo monte.
Albert Camus ci insegna lo sforzo per appropriarci della presenza e della vicinanza al nostro essere. Libertà dunque, percorso per capire e capirsi che non si vive di solo potenze, dell’esistenza del limite, dell’uomo parte della natura e non dominatore della natura. Il valore del fallimento, si può fallire, non si deve, per forza, avere sempre successo. L’epica è anche accettare il fallimento, il limite, non la dismisura. Libertà, esseri liberi dal dover aver per forza dei successi, liberi dal mercato delle vacche, dagli altari della potenza. Un lavoro continuo per la libertà di essere se stessi. Un mondo che si dà limiti naturali, l’orizzonte non è mai così sterminato, senso del limite, antitotalitarismo. L’idea camusiana del pensiero meridiano, dell’uomo in rivolta, non in rivoluzione.
Penso ad un piccolo racconto di Paul Valèry: “Una mattina, all’indomani di una pesca molto fruttuosa in cui erano stati presi centinaia di tonni, andavo al mare per il bagno. Avanzai dapprima lungo un piccolo molo, per godere della magnifica luce. Improvvisamente, abbassando lo sguardo, scorsi a qualche passo da me, sotto l’acqua meravigliosamente piatta e trasparente, un orrido e splendido caos che mi fece rabbrividire. Delle cose di un rossore ributtante, masse di un rosa delicato o di un porpora profondo e sinistro giacevano colà… Riconobbi con orrore l’ammasso raccapricciante delle viscere e delle entragne di tutto il branco di Nettuno rigettato in mare dai pescatori. Non potevo fuggire né sopportare ciò che guardavo, perché il disgusto che mi provocava quel carnaio rivaleggiava dentro di me con la sensazione di reale e singolare bellezza di quel disordine di colori organici, di quegli ignobili trofei di ghiandole, da cui sfuggivano fumi sanguinolenti e sacche pallide e tremolanti trattenute da non so quali fili sotto la velatura dell’acqua così chiara, intanto che l’onda infinitamente lenta cullava, nel limpido spessore, su tutta quella carneficina, un fremito d’oro impercettibile.”
Non credo alla ragione, credo all’uso della ragione, alla libertà da essa, liberi dal pensiero calcolante.
Non è facile diventare ciò che si è, ritrovare la propria misura profonda, quindi abbisognamo della ricerca della libertà, della ricerca della strada, nessuna google map ci può aiutare, siamo soli, con il nostro sforzo, non è facile. Viviamo in un perenne sviluppo, lontanissimi dal progresso, forse in un regresso. Questo teorizzava Pasolini negli anni sessanta. Lo sviluppo delle cose, l’annientamento delle persone. Atomi, atomatizzati nella gabbia ristrettissima dell’individualismo esasperato ed esasperante. La bellezza non può fare a meno dell’uomo, e la libertà è una bellezza.
Chiedo aiuto ad Albert Camus, al suo pensiero, alle sue parole: “…non comprendevo che uomini potessero torturare altri uomini senza smettere di guardarli. Imparavo che il delitto, lungi dal nascere e bruciare, per dilagare rapidamente, in un anima criminale, poteva seguire la ragione, diffondere le sue corti per il mondo, infine vincere e regnare.”  
Al delitto seguiva una ragione, illiberale. La servitù contemporanea della assenza di noi stessi, in noi stessi, processo di alienazione quasi totale. Continua dismisura, movimento cieco dell’anima, sottratta alla ricerca della libertà. Alieniamo la nostra forza di rifiuto, diventando servili, in servitù.
Tutti inginocchiati dinanzi al vitello d’acciaio. E’ vero l’individuo è poca cosa, ma comunque qualcosa che può ricercare la strada per la libertà. C’è il pericolo della contraddizione, ma le contraddizioni non si risolvono in una sintesi o in un compromesso puramente logico, ma in un atto creativo, la possibilità di essere fecondi. Il Circo delle attrazioni, reali e soprattutto virtuali, una, due, dieci attrazioni contemporaneamente, tutte diverse. Interessato a tutte, non riesci a vederne nessuna, una solitudine autistica. Ricerchiamo questa strada, che possa liberarci.
“Sono cresciuto sul mare e la povertà mi è stata festosa, poi ho perduto il mare, tutti i lussi mi sono sembrati grigi, la miseria intollerabile” Albert Camus.

luciopicca

 
 



sabato 14 ottobre 2017

tentazione

Hieronymus Bosch, La tentazione di Sant'Antonio, dettaglio - ritoccato - luciopicca

mercoledì 11 ottobre 2017

108 luciopicca

108 luciopicca

oblio

"Qui, sole, sarai felice con le tue nuvole.
C'è ancora un'ora per Addis Abeba,
per Asmara due,

io, come vedi, cerco oblio.

Ma non lo trovo.Debub!Demena!"

Pier Paolo Pasolini da 'Poesia amarica' in 'Trasumanar e organizzar' (1971)

Nella foto: Pier Paolo Pasolini. Il fiore delle mille e una notte. 1974 / Iran - Esfahan, moschea Maden Sha

lunedì 9 ottobre 2017

urgenza

"Viviamo in uno strano periodo, in cui l’urgenza dell’agire non esclude, anzi, richiede assolutamente l’urgenza del capire.” Pier Paolo Pasolini

domenica 8 ottobre 2017

Fellini, ritocco - luciopicca

Fellini, ritocco - luciopicca

106 luciopicca

106 luciopicca

Io rido - Federico Sieli

IO RIDO
Io rido dentro
Tutto il mio corpo freme
E trema incontrollabile
Incapace ormai a contenere
L'onda vitale che mi muove
Prepotente e inarrestabile.
Io rido fuori
Spalla a spalla con chi si bagna
Nel mio stesso mare.
Io rido in faccia
Di una risata ultima e terribile
A chi vuole fermare
Il battere inesorabile degli orologi
Che segnano tempi maturi
Per riprenderci quel che è nostro
E che ci è sempre appartenuto.
F.Sieli

Fellini, ritoccato - luciopicca

Fellini

mercoledì 4 ottobre 2017

Manaö Tupapaü

Manaö Tupapaü, Paul Gauguin

Lo spirito veglia, non abbandona, è presente, è presenza.
Gauguin dipinge Teha’amana distesa sul letto, ha paura ed è giovane, la sua carnagione è scura, cerca di allontanare l’oscurità, il giallo del lenzuolo l’aiuta.
Taha’amana non riusciva a dormire a luci spente, la sua immaginazione prendeva il sopravvento ed irrompeva la paura, l’irrazionalità, il demone.
E’ nuda, ma una polinesiana non si vergogna di essere vista nuda.
Appiattimento delle superfici.
Ricerchiamo il mito e non la razionalità, l’illusione che vive nel selvaggio per sottrarsi alla schiavitù del denaro, del successo, del pensiero ragionante. Cerchiamo la “bellezza del primo giorno” inserito in un mondo di miti, tradizioni e legami ai luoghi. Che fatica tener lontano la sifilide e l’eczema, cioè la separazione dell’uomo dalla natura, il lavoro coatto, l’inquietudine e il pericolo.
Teha’amena non conosce più la storia della sua gente, né i suoi dèi.
Il nero fantasma affianco al letto, pensa a lei o è lei che pensa al fantasma?
Lo spirito è familiare e barbarico, veglia e vegliamo, sentiamo il disagio e l’ombra del disinganno sgretola il sogno.
Sfruttamento e indottrinamento promuovono un disagio esistenziale sempre più crescente.
Era il 1892 e Gauguin fuggiva dall’Occidente, alla ricerca di una libertà che non trovava, e lo spirito barbaro lo seguiva.
Grazie, grazie Teha’amana che mi doni la tua acerba bellezza, io sono afflitto dalla sifilide e dall’eczema e non sfuggo, purtroppo.
luciopicca

Lo spirito dei morti veglia (Manaö Tupapaü) 
Paul Gauguin
1892
Albright-Knox Art Gallery di Buffalo