venerdì 28 ottobre 2016

La gloria di un uomo

La gloria di un uomo, come la sua credibilità e la sua ricchezza (…) sono forme di “quantità” sociali. Sarebbe interessante se, attraverso qualche ingegnosa statistica, potessimo ottenere una misurazione di questa singola quantità per ogni tipo di celebrità. Il bisogno di un gloriometro è sentito con una certa chiarezza dal momento che si stanno moltiplicando forme di popolarità di ogni tipo e che, nonostante il suo carattere effimero, la fama permette di acquisire un formidabile potere, comportandosi come una merce per la persona che la possiede, mentre per la società è un’illuminazione e una fonte di fede (…) La Fama è una componente della gloria; può essere misurata dal numero degli individui che sono a conoscenza dell’esistenza di un uomo o delle sue gesta. Ma l’ammirazione, una componente non meno essenziale, è una qualità molto più difficile da misurare. Dovremmo metterci a contare il numero degli ammiratori, per poter calcolare l’intensità della loro ammirazione e inoltre tenere in conto il differente valore sociale dei singoli ammiratori.
(Gabriel Tarde, Psicologia Economica, 1902, pp. 70-71).

giovedì 13 ottobre 2016

Un'idea dell'India


Un’idea dell’India
Alberto Moravia

Come indiano ti direi: l'Europa, quel continente dove
l'uomo è convinto di esistere e di essere al centro del mondo,
e il passato si chiama storia, e l'azione è preferita alla contemplazione;
l'Europa dove si crede comunemente che la vita val
la pena di essere vissuta e il soggetto e l'oggetto convivono in
buona armonia, e due illusioni come la scienza e la politica
sono prese sul serio e la realtà non nasconde niente, eppure,
non per questo, è niente; l'Europa che cosa ha a che fare con
la religione?

lunedì 3 ottobre 2016

Processione dei cechi

processione dei ciechi - pieter bruegel


Così la mia nazione è ritornata al punto
di partenza, nel ricorso dell'empietà.
E, chi non crede in nulla, ne ha coscienza,

e la governa. Non ha certo rimorso,
chi non crede in nulla, ed è cattolico,
a saper d'essere spietatamente in torto.

Usando nei ricatti e i disonori
quotidiani sicari provinciali,
volgari fin nel più profondo del cuore,

vuole uccidere ogni forma di religione,
nell'irreligioso pretesto di difenderla:
vuole, in nome d'un Dio morto, essere padrone.

Qui, tra le case, le piazze, le strade piene
di bassezza, della città in cui domina
ormai questo nuovo spirito che offende

l'anima ad ogni istante, - con i duomi,
le chiese, i monumenti muti nel disuso
angoscioso che è l'uso d'uomini

che non credono - io mi ricuso
ormai a vivere. Non c'è più niente
oltre la natura - in cui del resto è diffuso

solo il fascino della morte - niente
di questo mondo umano che io ami.
Tutto mi dà dolore: questa gente

che segue supina ogni richiamo
da cui i suoi padroni la vogliono chiamata,
adottando, sbadata, le più infami

abitudini di vittima predestinata;
il grigio dei suoi vestiti per le grigie strade;
i suoi grigi gesti in cui sembra stampata

l'omertà del male che l'invade;
il suo brulicare intorno a un benessere
illusorio, come un gregge intorno a poche biade;
[…]

nei loro lineamenti quasi umani
di grigio mattone o smunto cotto:
tutto distrugge la volgare fiumana

dei pii possessori di lotti:
questi cuori di cani, questi occhi profanatori,
questi turpi alunni di un Gesù corrotto

nei salotti vaticani, negli oratori,
nelle anticamere dei ministri, nei pulpiti:
forti di un popolo di servitori.


pasolini