venerdì 30 novembre 2018

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...questo lembo di prato

 Annunciazione - Giovanni da Fiesole detto Beato Angelico
 
Il prato non sorprende. Ma i suoi confini sono di difficile determinazione. Puoi cominciare da un’immagine. Una delle “immagini interne”. Quelle che si presume tu custodisca nella testa. Un buon residuo di tanti ricordi, ad esempio, traversato da sovrapposizioni, angoli o sfondi, che appartengono invece a sogni. (Ma forse hai solo sogni di praterie, o di sabbia, o di rocce con qualche cespuglio spinoso.) (Forse hai pochissimi ricordi, solo quelli che non hai potuto cancellare, e non sedimentano immagini di prato, ma di pavimenti, piastrelle o marmo o legno. Pavimenti con confini precisi, muri intorno e porte, solitamente chiuse.) Servirebbe un’immagine, prima che ad avvicinarlo sia la parola. Oppure una fotografia, di cui sia facile amputare la sagoma o l’ambiente umani, per ritenere una striscia breve, di sola erba, di erba su erba, un cominciamento di prato. A mediare ancora un personaggio, stavolta una donna se l’altro, il precedente, era uomo. Che ti accompagna ancora a fissare la stessa stampa, tenuta contro la parete da due puntine di metallo. È una riproduzione dell’Annunciazione di Beato Angelico. Lei dice che non guarda mai le due figure umane, l’angelo e la vergine. Dice che non le ha ancora mai guardate, e neppure l’interno della loggia. Dice ogni volta, tenendomi per il polso, che solo l’erba la interessa, “questo lembo di prato, vedi? – mi ripete – come s’infila sotto la palizzata, quante specie di fiori ed erbe tu ci vedi?”. E pretende una risposta, che tu non sai darle, che non vuoi darle, e che lei, comunque, non vorrebbe sentire. È del suo stupore che si tratta, non dell’enumerazione precisa ed erudita delle specie.

Andrea Inglese, Prato n° 18 (olio su tela), 2009

giovedì 29 novembre 2018

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« Essi hanno la scienza, ma la scienza si occupa solo di ciò che è percepibile dai sensi. Il mondo spirituale, la metà superiore dell’esistenza umana viene del tutto respinta, ricacciata con una certa aria di trionfo, persino con odio. […] Il mondo ha proclamato la libertà, soprattutto negli ultimi tempi, ma che cosa vediamo nella loro libertà? Solo schiavitù e autodistruzione! Giacché il mondo dice: “Se hai un’esigenza soddisfala, tu hai gli stessi diritti della gente più nobile e ricca. Non temere di soddisfare le tue esigenze, anzi moltiplicale pure”: ecco l’insegnamento che oggi dà il mondo. In questo essi vedono la libertà. Ma che cosa ingenera questo diritto di moltiplicare le esigenze? Per i ricchi, l’isolamento e il suicidio spirituale, per i poveri invece l’invidia e l’omicidio, giacché coloro che hanno dato loro i diritti non hanno ancora mostrato i mezzi per soddisfare le loro esigenze. Essi sostengono che il mondo si stia unendo sempre di più, che si stia organizzando in una comunità fraterna, dal momento che accorcia le distanze e trasmette i pensieri nell’aria. Ahimè, non credete a questa unione fra gli uomini! Concependo la libertà come moltiplicazione e rapido soddisfacimento dei desideri, gli uomini distorcono la propria natura giacché generano in se stessi molti desideri e abitudini insensati e sciocchi, molte sventatissime fantasie. Vivono solo per invidiarsi l’un l’altro, per lussuria e ostentazione. Fare pranzi, viaggi, possedere carrozze, gradi e servi che li accudiscano – si considerano tutte necessità per le quali vale la pena di sacrificare persino la vita, l’onore, l’amore per il prossimo; e gli uomini sono pronti ad ammazzarsi se non riescono a soddisfare queste necessità. […] Sono riusciti ad accumulare una maggiore quantità di beni materiali, ma la gioia è diminuita. »

 Fëdor Michajlovič Dostoevskij  - I fratelli Karamazov

lunedì 5 novembre 2018