mercoledì 4 ottobre 2017

Manaö Tupapaü

Manaö Tupapaü, Paul Gauguin

Lo spirito veglia, non abbandona, è presente, è presenza.
Gauguin dipinge Teha’amana distesa sul letto, ha paura ed è giovane, la sua carnagione è scura, cerca di allontanare l’oscurità, il giallo del lenzuolo l’aiuta.
Taha’amana non riusciva a dormire a luci spente, la sua immaginazione prendeva il sopravvento ed irrompeva la paura, l’irrazionalità, il demone.
E’ nuda, ma una polinesiana non si vergogna di essere vista nuda.
Appiattimento delle superfici.
Ricerchiamo il mito e non la razionalità, l’illusione che vive nel selvaggio per sottrarsi alla schiavitù del denaro, del successo, del pensiero ragionante. Cerchiamo la “bellezza del primo giorno” inserito in un mondo di miti, tradizioni e legami ai luoghi. Che fatica tener lontano la sifilide e l’eczema, cioè la separazione dell’uomo dalla natura, il lavoro coatto, l’inquietudine e il pericolo.
Teha’amena non conosce più la storia della sua gente, né i suoi dèi.
Il nero fantasma affianco al letto, pensa a lei o è lei che pensa al fantasma?
Lo spirito è familiare e barbarico, veglia e vegliamo, sentiamo il disagio e l’ombra del disinganno sgretola il sogno.
Sfruttamento e indottrinamento promuovono un disagio esistenziale sempre più crescente.
Era il 1892 e Gauguin fuggiva dall’Occidente, alla ricerca di una libertà che non trovava, e lo spirito barbaro lo seguiva.
Grazie, grazie Teha’amana che mi doni la tua acerba bellezza, io sono afflitto dalla sifilide e dall’eczema e non sfuggo, purtroppo.
luciopicca

Lo spirito dei morti veglia (Manaö Tupapaü) 
Paul Gauguin
1892
Albright-Knox Art Gallery di Buffalo

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