La stanza
nella quale furono introdotti tutti e tre era l'ufficio del Governatore.
«Sua Forderia scenderà tra un minuto.» Il maggiordomo Gamma li abbandonò a
sé stessi.
Helmholtz scoppiò in una risata.
«Tutto questo somiglia più a una più caffeina per una tazza di soluzione di che
a un giudizio» disse e si lascia cadere nella accogliente delle poltrone
pneumatiche. «In alto i cuori, Bernardo!» aggiunse come il suo
sguardo si posò sul viso verdastro e triste del suo amico.
Ma Bernardo non voleva essere rassicurato; senza rispondere, senza
guardare Helmholtz, si mise a sedere nell'oscura speranza di scongiurare in
qualche modo la collera delle potenze superiori.
Intanto il Selvaggio si aggirava per la camera eccitatissimo, guardando con
vaga curiosità i libri degli scaffali, i rulli a iscrizioni sonore e le bobine
delle macchine per leggere, nelle loro caselle numerate. Sulla tavola,
sotto la finestra, c'era un grosso volume rilegato in surrogato di cuoio nero
flessibile e marcato con larghe T dorate. Lo prese e l'aprile.
"La mia vita e le mie opere" del Nostro Ford. Il libro era stato
pubblicato a Detroit a cura della Società per la Propagazione della Conoscenza
Fordiana. Negligentemente egli voltò le pagine, lesse qua una là un
periodo e stava per frase, risultante alla conclusione che il libro non
l'interessava, quando l'uscio si spalancò, e il Governatore Mondiale Residente
per l'Europa occidentale è entrato vivacemente nella stanza.
Mustafà Mond strinse la mano a tutti e tre; ma fu al Selvaggio che si
rivolse: «Dunque, voi non amate troppo la civiltà, signor Selvaggio»
disse.
Il Selvaggio lo guardò. Era venuto disposto a mentire, a fare il
bravaccio, a chiudersi in un cupo silenzio; ma, rassicurato
dall'intelligenza benevola del viso del governatore, deciso di dire la verità,
francamente. "No!" e scosse la testa.
Bernardo sobbalzò e lo sembrava terrificato.
Che cosa penserebbe il Governatore? Essere catalogato come l'amico di un
uomo che afferma di non amare la civiltà, e lo confessa apertamente, e per
giunta al Governatore, era terribile.
«Ma Giovanni!» azzardò. Uno sguardo di Mustafà Mond lo ridusse
umilmente al silenzio.
«Certo», volle ammettere il Selvaggio «ci sono delle cose veramente gradevoli. Tutta
questa musica aerea, per esempio…”
«'Certe volte mille sonanti strumenti cantano alle mie orecchie, e certe volte
delle voci.
La faccia del selvaggio si illuminò d'improvviso piacere.
«L'ha letto anche lei?» chiese. «Credevo che nessuno conoscesse questo
libro in Inghilterra.»
«Quasi nessuno. Io sono uno dei pochissimi. E' proibito,
sapete. Ma siccome io le leggi, qui, posso anche violarle. Con
impunità, signor Marx» aggiunse volgendosi a Bernardo. «Mentre temo che
voi non lo possiate.»
Bernardo piombò in una infelicità ancor più disperata.
«Ma perché è
proibito?» domandò il Selvaggio. Nella sua emozione di trovarsi con
un uomo che aveva letto Shakespeare, aveva momentaneamente dimenticato ogni
altra cosa.
Il Governatore alzò le spalle.
«Perché è vecchio; questa è la ragione principale. Qui non ci è
permesso l'uso delle vecchie cose.
«Anche quando sono belle?»
«Soprattutto quando sono belle. La bellezza attira, e noi non vogliamo che
la gente sia attirata dalle vecchie cose. Noi vogliamo che ami le nuove.”
«Ma le nuove sono tanto stupide e orribili! Questi spettacoli dove non c'è
nulla all'infuori di elicotteri che volano dappertutto e dove si sente la gente
che si bacia.» Fece una smorfia. «'Caproni e scimmie.'“
Solo con le parole d'Otello egli poté osare un corso conveniente al suo
disprezzo e al suo odio.
«Dei buoni animali domestici, dopo tutto» mormorò il Governatore a mo' di
parentesi.
«Perché non fate leggere loro "Otello", piuttosto?"
«Ve l'ho detto, è vecchio. D'altra parte non lo sarebbero capi.
Sì, era vero. Si ricordò come Helmholtz avesse riso di "Romeo e
Giulietta".
«Ebbene, allora» disse dopo una pausa «qualche cosa che somigli a
"Otello" e che essi possono capire."
«E' quello che tutti noi abbiamo desiderato di scrivere» disse Helmholtz rompendo
un lungo silenzio.
«Ed è quello che tutti voi non scriverete mai» ribatté il Governatore.
«Perché, se somigliasse veramente a "Otello", nessuno lo capirebbe,
per quanto nuovo potrebbe essere. E se fosse nuovo, non sarebbe possibile
che somigliasse a "Otello".
«Perché no?»
«Sì, perché no?» ripeté Helmholtz. Anche lui dimenticava la penosa
realtà della situazione. Soltanto Bernardo, verde d'inquietudine e
d'ansia, se ne ricordava; gli altri non gli badavano. «Perché no?»
«Perché il nostro mondo non è il mondo di "Otello". Non si
possono fare delle macchine senza acciaio, e non si possono fare delle tragedie
senza instabilità sociale. Adesso il mondo è stabile. La gente è
felice; ottenere ciò che vuole, e non vuole mai ciò che non può
ottenere. Sta bene; è al sicuro; non è mai malata; non ha
paura della morte; è serenamente ignorante della passione e della
vecchiaia; non è ingombrata né da padri né da madri; non ha spose,
figli o amanti che procurino loro emozioni violente; è climatizzato in tal
modo che praticamente non può fare a meno di condursi come si deve. E se
per caso qualche cosa non va, c'è il "soma"... che voi gettate via,
fuori dalle finestre, in nome della libertà, signor
Selvaggio. "Libertà"!”
si mise a ridere. «V'aspettate che i Delta sappiano che cos'è la
libertà! Ed ora vi aspettate che capiscano "Otello"! Povero
ragazzone!”
Il Selvaggio restò un momento in silenzio. «Nonostante tutto”
insistette ostinato «"Otello" è una bella cosa, "Otello"
vale più dei film odorosi».
«Certo», ammise il Governatore «ma questo è il prezzo con cui dobbiamo pagare
la stabilità. Bisogna scegliere tra la felicità e ciò che una volta si
chiamava la grande arte. Abbiamo sacrificato la grande arte.
Ora abbiamo i film odorosi e l'organo profumato.
«Ma non significano nulla».
«Hanno un senso loro proprio. Rappresentano una quantità di sensazioni
gradevoli per il pubblico.”
«Ma sono… 'sono raccontati da un idiota'.
Il Governatore sorge. «Non siete molto gentile verso il vostro amico
Watson. Uno dei nostri più distinti Ingegneri Emotivi…”
«Ha ragione lui» disse Helmholtz, triste. «Infatti è idiota. Scrivere
quando non si ha nulla da dire…”
«Precisamente. Ma ciò richiede la massima abilità. Si fabbricano le
macchine col minimo assoluto di acciaio, e le opere d'arte praticamente con
nient'altro che la sensazione pura.”
Il Selvaggio scosse la testa. «Tutto questo mi sembra assolutamente
orribile.»
«Si capisce. La felicità effettiva sembra sempre molto squallida in
confronto ai grandi compensi che la miseria trova. E si capisce anche che
la stabilità non è nemmeno emozionante come l'instabilità. E l'essere
contenti non ha nulla d'affascinante al paragone di una buona lotta contro la
sfortuna, nulla del pittoresco d'una lotta contro la tentazione, o di una
fatale sconfitta a causa della passione o del dubbio. La felicità non è
mai grandiosa.
«Sono d'accordo» disse il Selvaggio dopo una pausa. «Ma è indispensabile
che sia repulsiva come quei gemelli?» Si passò una mano sugli occhi come
se dovessero registrare il ricordo dell'immagine di quelle lunghe file di nani
identici sui banchi di prova, di quei greggi di gemelli facenti la coda
all'ingresso della stazione al treno monorotabile a Brendfort, di quelle larve
umane che invadevano il letto di morte di Linda, delle facce dei suoi
assalitori ripetute all'infinito. Si guardava la mano sinistra bendata e
fremette.
«Orribile!»
«Ma quanto mai utile! Vedo che voi non amate i nostri gruppi Bokanovsky,
ma, vi assicuro, essi sono il fondamento sul quale è costruito tutto il
resto. Sono il giroscopio che stabilizza l'aeroplano-razzo dello Stato
nella sua corsa inflessibile.» La voce profonda vibra
intensamente; la mano gesticolante indicava tutto lo spazio e lo slancio
dell'irresistibile macchina. L'oratoria di Mustafà Mond era quasi a livello
di modelli sintetici.
«Mi domandavo» disse il Selvaggio «perché voi li tollerate dopo tutto, visto
che potete produrre ciò che volete in quei flaconi. Perché non fate di
ciascuno un Alfa-Doppio Plus, già che ci siete?"
Mustafà Mond risorgere. «Perché non abbiamo nessun desiderio di farci
sgozzare» disse. «Noi crediamo nella felicità e nella stabilità. Una
società di Alfa non potrebbe non essere instabile e miserabile.
Immaginate un'officina gestita da Alfa, vale a dire da individuo distinti e non
apparentati, di buona eredità e condizionati così da essere capaci,
limitatamente, di fare una libera scelta e di assumersi delle
responsabilità. Immaginate ciò!» maturare.
Il Selvaggio cercò di immaginarselo, senza grande successo.
«E' un'assurdità. Un uomo travasato in Alfa, condizionato in Alfa,
diventerebbe se dovesse fare il lavoro di un Epsilon
semiabortito; diventerebbe pazzo o si metterebbe a demolire ogni cosa.
Gli Alfa possono essere completamente socializzati, ma solo a condizione che si
faccia far loro del lavoro da Alfa. Solo da un Epsilon ci si può attendere
che faccia dei sacrifici da Epsilon, per la buona ragione che per lui non ci
sono sacrifici: sono la linea di minor resistenza. Il suo condizionamento
ha posato dei binari lungo i quali deve marciare. Non può
impedirselo; vi è fatalmente predestinato. Anche dopo il travasamento
egli continua a trovarsi nell'interno di una bottiglia, un'invisibile bottiglia
di fissazioni infantili ed embrionarie. Ciascuno di noi, beninteso» proseguì
attraverso il Governatore pensoso «passa la vita nell'interno d'una
bottiglia. Ma se noi ci troviamo a essere Alfa, le nostre bottiglie sono,
relative parlando, enormi. Soffriremmo enormemente se fossimo in uno
spazio più angusto. Non si può versare del surrogato di spumante per caste
superiori in bottiglie di caste inferiori. E' teoricamente
evidente. Ma è anche stato dimostrato nella pratica reale. Il
risultato dell'esperimento di Cipro è convincente.
«Di che cosa si tratta?» chiese il Selvaggio: Mustafà Mond
Sorrise. «Ecco, potete chiamarlo, se volete, un esperimento di
rimbottigliamento. Cominciò nell'anno 473 del Nostro Ford. I
Governatori fecero sgombrare l'isola di Cipro da tutti gli abitanti esistenti e
la ricolonizzarono con una spedizione appositamente preparata di ventiduemila
Alfa. Tutto l'equipaggiamento agricolo e industriale venne loro affidato
ed essi furono lasciati liberi di dirigere i loro affari. Il risultato fu
esattamente conforme alle previsioni tecniche. La terra non fu
convenientemente lavorata; si ebbero scioperi in tutte le
fabbriche; le leggi non erano rispettate, gli ordini venivano
trasgrediti; tutti gli individui distaccati per attendere a qualche lavoro
d'ordine inferiore, intrigavano di continuo per ottenere incarichi migliori, e
tutti quelli di grado superiore controintrigavano per restare a ogni costo dove
erano. In meno di sei anni divampò tra loro una guerra civile di prima
classe. Quando diciannovemila dei ventiduemila furono tolti di mezzo, i
superstiti unanimemente rivolsero una petizione ai Governatori Mondiali perché
riassumessero il controllo dell'isola. Ciò che essi fecero. E questa
fu la fine della sola società di Alfa che il mondo abbia mai visto.”
Il Selvaggio sospirò profondamente.
«La popolazione ottima» disse ancora Mustafà Mond «è modellata come un
"iceberg"; otto noni al di sotto della linea d'acqua, un nono
sopra.
«E sono felici sotto la linea d'acqua?»
«Più felici che sopra. Più felici di questi vostri amici, per
esempio.» E li accennò.
«Nonostante il loro lavoro ingrato?»
«Ingrato? Essi non lo trovano racconto. Al contrario, io amo. E'
leggero, è infantilmente semplice. Niente sforzo della mente o dei
muscoli. Sette ore e mezzo di lavoro leggero e non estenuante, e poi la
razione di "soma" e le copulazioni senza restrizione e il cinema
odoroso. Che cosa potrebbe chiedere di più? Naturalmente» aggiunse
«potrebbero chiedere qualche ora di meno. E naturalmente non concedere
loro qualche ora di meno. Tecnicamente sarebbe la cosa più semplice del
mondo ridurre tutte le caste inferiori a lavorare tre o quattro ore al
giorno. Ma più felici per questo? No, non lo
posso. L'esperimento è stato ottenuto più di centocinquant'anni fa.
Tutta l'Irlanda fu messa alla giornata di quattro ore. Quale fu il
risultato? Dei torbidi e un largo incremento nel consumo del
"soma": ecco tutto. Quelle tre ore e mezzo di riposo extra
furono così lontane dall'esser fonte di felicità, che la gente si vide
costretta ad andarsene in vacanza per sfuggirle. L'Ufficio Invenzioni
rigurgita di progetti per risparmiare la mano d'opera. Ce n'è
migliaia.» Mustafà Mond fece un largo gesto: «E perché non li mettiamo in
esecuzione? Per il bene dei lavoratori; sarebbe pura crudeltà
infliggere loro un riposo eccessivo. E' lo stesso con l'agricoltura. Noi
fabbricare sinteticamente anche la minima particella dei nostri alimenti, se
volessimo. Ma non lo facciamo; preferiamo lasciare un terzo della
popolazione alla terra. Per il suo stesso bene, perché si richiede
maggior tempo per ottenere degli alimenti dalla terra che da un'officina. D'altra
parte dobbiamo pensare alla nostra stabilità. Noi non vogliamo
cambiare. Ogni cambiamento è una minaccia per la stabilità. Questa è
un'altra ragione per cui noi siamo poco disposti a utilizzare le nuove
invenzioni. Ogni scoperta nel campo della scienza pura è sovversiva in
potenza; anche la scienza deve talvolta esser trattata come un nemico
possibile. Sì, anche la scienza». anche la scienza deve talvolta
esser trattata come un nemico possibile. Sì, anche la scienza». anche
la scienza deve talvolta esser trattata come un nemico possibile. Sì,
anche la scienza».
La scienza? Il Selvaggio si accigliò. Egli conosce questa
parola. Ma che cosa significasse esattamente, egli non lo saprei dire.
Shakespeare ei vecchi del "pueblo" non avevano mai menzionato la
scienza, e da Linda egli aveva ricevuto soltanto le più vaghe indicazioni: la
scienza era cosa con cui si fabbricano gli elicotteri; qualche cosa che fa
sì che ci si prenda gioco delle Danze, qualche cosa che perdere del Gran avere
le rughe e di i denti. Egli fece uno sforzo disperato per capire il
pensiero del governatore.
«Sì», diceva Mustafà Mond «questo è un altro articolo al passivo della
stabilità. Non è solo l'arte a essere incompatibile con la
stabilità; c'è anche la scienza. La scienza è pericolosa noi
dobbiamo tenerla con la massima cura incatenata e con tanto di museruola.
«Cosa?» feci Helmholtz al colmo dello stupore. «Ma noi diciamo
continuamente che la scienza è di tutti. E' una sentenza ipnopedica.
«Tre volte alla settimana da tredici a diciassette anni» intervenne Bernardo.
«E tutta la propaganda scientifica che svolgiamo al Collegio...»
«Sì, ma quale specie di scienza?» domandò sarcasticamente Mustafà
Mond. «Voi non avete ricevuto cultura scientifica, e di conseguenza non
potete giudicare. Io ero un ottimo fisico, ai miei tempi. Troppo
bravo, quanto basta per rendermi conto che tutta la nostra scienza è una specie
di 're dei cuochi', con una teoria ortodossa della culinaria che nessuno ha il
diritto di mettere in dubbio, e una lista di ricette quale alla non si deve
aggiungere nulla eccetto che dietro permesso speciale del
capocuoco. Adesso il capocuoco sono io.
Ma una volta io ero un giovane sguattero curioso. Mi misi a fare un po' di
cucina a modo mio. Cucina eterodossa, cucina illecita. Un po' di
scienza reale, insomma.» Ci fu una pausa.
«Che cosa accadde?» domandò Helmholtz Watson.
Il Governatore mi dispiace. «Press'a poco ciò che sta per accadere a
voialtri giovinotti. Sono stato sul punto di essere spedito in un'isola.”
Queste parole galvanizzarono Bernardo in una forma violenta e
indecorosa. «Spedire me in un'isola?» Balzò in piedi, attraversò di
corsa la stanza e si fermò gesticolando di fronte al Governatore. «Voi non
potete spedirmi. Io non ho fatto nulla. Sono stati gli altri.
Giuro che sono stati gli altri.» Designò in atto d'accusa Helmholtz e il
Selvaggio. "Oh! vi supplico, non mandami in
Islanda. Prometto che farò ciò che devo fare. Accordatemi un'altra
cosa.» Le lacrime cominciarono a scorrere. «Ve lo ripeto, è colpa
loro» singhiozzava.
«No in Islanda. Oh, scongiuro Vostra Forderia, scongiuro...» E in un
parossismo di umiliazione si gettò in ginocchio davanti al
Governatore. Mustafà Mond tentò di rialzarlo, ma Bernardo persistette nel
suo atteggiamento: flusso il flusso delle parole continuava a riversarsi
inesauribile. Finalmente il governatore dovette suonare per il quarto
segretario.
«Conducetemi tre uomini» ordinò «e portate il signor Marx in una camera da
letto. Somministrategli una buona vaporizzazione di "soma", poi mettetelo
a letto e lasciatelo solo.”
Il quarto segretario uscì e tornato con tre inservienti gemelli in uniforme
verde. Sempre smaniante e singhiozzante, Bernardo fu portato via.
«Si direbbe che sta per essere sgozzato» disse il Governatore mentre la porta
si richiudeva. «Invece, se avesse il minimo buon senso, capirebbe che la
sua punizione è in realtà una ricompensa. Lo si manda in un'isola. E'
come dire che lo si manda in un posto dove incontrerà la più interessante
società di uomini e di donne che si possa mai trovare al mondo. Tutta
coscienza che, per una ragione o per l'altra, ha preso troppo del proprio io
individuale per adatto alla vita in comune. Tutta gente che non è
soddisfatta dell'ortodossia, che ha delle idee indipendenti, sue proprie. Tutti
coloro, in una parola, che sono qualcuno. Quasi quasi vi invidio, signor
Watson.
Helmholtz si mise a ridere. «Allora perché non siete in un'isola anche
voi?»
«Perché, in fin dei conti, io ho preferito questo» rispose il
Governatore. «Avevo facoltà di scelta; essere spedito in un'isola
dove potrei continuare a farmela con la pura, ovvero essere destinato al
Consiglio dei Governatori con la scienza di essere destinato in tempo utile a
un posto di Governatore Generale. Ho scelto questo ed ho abbandonato la
scienza.» Dopo una breve pausa aggiunse: «Talvolta mi avviene di
rimpiangere la scienza. La felicità è un padrone esigente, specialmente la
felicità degli altri. Un padrone molto più esigente, se non si è
condizionati per accettarla senza discutere, della verità.» Sospirò,
tacque ancora, poi riprese con tono più vivace: «Insomma, il dovere è il
dovere. Non si può rispondere alle proprie preferenze. Io m'interesso
alla verità, io amo la scienza. Ma la verità è una minaccia, la
scienza è un pericolo pubblico. E' altrettanto pericoloso quanto è stata
benefica. Ci ha dato il più stabile equilibrio della storia. Quello
della Cina era disperatamente meno sicuro in confronto; anche i primitivi
matriarcati non erano più stabili di quanto lo siamo noi. Grazie, ripeto,
alla scienza. Ma noi non possiamo permettere alla scienza di disfare il
suo buon lavoro.
Ecco perché limitiamo con tanta cura il campo delle sue ricerche, ecco perché
quasi mi mandavano in un'isola. Noi non le permettiamo che di occuparsi
dei problemi più immediati del momento. Tutte le altre imprese vengono col
massimo impegno scoraggiate. E' curioso» riprese dopo una breve pausa
«leggere ciò che si scriveva all'epoca del Nostro Ford sul progresso della
scienza. Sembrava ci si immaginasse che si possa permetterle lo sviluppo
indefinito, senza riguardo per le altre cose. Il sapere era il Dio più
alto, la verità il valore supremo; tutto il resto era secondario e
subordinato. E' vero che le idee cominciavano a modificarsi, in quel
tempo. Il Nostro Ford persona fece un grande sforzo per l'importanza della
verità e della bellezza comodo e alla felicità. La produzione in massa
esigeva questo trasferimento. La felicità universale mantiene in ordine
gli ingranaggi; la verità e la bellezza non lo possono. E, beninteso,
ogni volta che le masse si impadronivano del potere politico, era la felicità
piuttosto che la verità e la bellezza che importava. Tuttavia, nonostante
tutto, le ricerche scientifiche senza restrizione erano ancora
permesse. Si continua a parlare della verità e della bellezza come se
fossero dei beni sovrani. Fino all'epoca della Guerra dei Nove
Anni. Questa li obbligò a cambiare il loro tono, ve lo dico io. Qual
è il senso della verità o della bellezza o del sapere quando le bombe ad antrace
scoppiano intorno a voi? Fu allora che la scienza cominciò ad essere
controllata, dopo la guerra dei nove anni. La gente allora era disposta a
lasciar controllare anche i suoi appetiti. Tutto, pur di vivere
tranquilli. la verità e la bellezza non lo possono. E, beninteso,
ogni volta che le masse si impadronivano del potere politico, era la felicità
piuttosto che la verità e la bellezza che importava. Tuttavia, nonostante
tutto, le ricerche scientifiche senza restrizione erano ancora
permesse. Si continua a parlare della verità e della bellezza come se
fossero dei beni sovrani. Fino all'epoca della Guerra dei Nove
Anni. Questa li obbligò a cambiare il loro tono, ve lo dico io. Qual
è il senso della verità o della bellezza o del sapere quando le bombe ad antrace
scoppiano intorno a voi? Fu allora che la scienza cominciò ad essere
controllata, dopo la guerra dei nove anni. La gente allora era disposta a
lasciar controllare anche i suoi appetiti. Tutto, pur di vivere
tranquilli. la verità e la bellezza non lo possono. E, beninteso,
ogni volta che le masse si impadronivano del potere politico, era la felicità
piuttosto che la verità e la bellezza che importava. Tuttavia, nonostante
tutto, le ricerche scientifiche senza restrizione erano ancora
permesse. Si continua a parlare della verità e della bellezza come se
fossero dei beni sovrani. Fino all'epoca della Guerra dei Nove
Anni. Questa li obbligò a cambiare il loro tono, ve lo dico io. Qual
è il senso della verità o della bellezza o del sapere quando le bombe ad
antrace scoppiano intorno a voi? Fu allora che la scienza cominciò ad
essere controllata, dopo la guerra dei nove anni. La gente allora era
disposta a lasciar controllare anche i suoi appetiti. Tutto, pur di vivere
tranquilli. ogni volta che le masse si impadronivano del potere politico,
era la felicità piuttosto che la verità e la bellezza che
importava. Tuttavia, nonostante tutto, le ricerche scientifiche senza
restrizione erano ancora permesse. Si continua a parlare della verità e
della bellezza come se fossero dei beni sovrani. Fino all'epoca della
Guerra dei Nove Anni. Questa li obbligò a cambiare il loro tono, ve lo
dico io. Qual è il senso della verità o della bellezza o del sapere quando
le bombe ad antrace scoppiano intorno a voi? Fu allora che la scienza
cominciò ad essere controllata, dopo la guerra dei nove anni. La gente
allora era disposta a lasciar controllare anche i suoi appetiti. Tutto,
pur di vivere tranquilli. ogni volta che le masse si impadronivano del
potere politico, era la felicità piuttosto che la verità e la bellezza che
importava. Tuttavia, nonostante tutto, le ricerche scientifiche senza
restrizione erano ancora permesse. Si continua a parlare della verità e
della bellezza come se fossero dei beni sovrani. Fino all'epoca della Guerra
dei Nove Anni. Questa li obbligò a cambiare il loro tono, ve lo dico
io. Qual è il senso della verità o della bellezza o del sapere quando le
bombe ad antrace scoppiano intorno a voi? Fu allora che la scienza
cominciò ad essere controllata, dopo la guerra dei nove anni. La gente
allora era disposta a lasciar controllare anche i suoi appetiti. Tutto,
pur di vivere tranquilli. le ricerche senza restrizioni scientifiche erano
ancora permesse. Si continua a parlare della verità e della bellezza come se
fossero dei beni sovrani. Fino all'epoca della Guerra dei Nove
Anni. Questa li obbligò a cambiare il loro tono, ve lo dico io. Qual
è il senso della verità o della bellezza o del sapere quando le bombe ad
antrace scoppiano intorno a voi? Fu allora che la scienza cominciò ad essere
controllata, dopo la guerra dei nove anni. La gente allora era disposta a
lasciar controllare anche i suoi appetiti. Tutto, pur di vivere
tranquilli. le ricerche senza restrizioni scientifiche erano ancora
permesse. Si continua a parlare della verità e della bellezza come se
fossero dei beni sovrani. Fino all'epoca della Guerra dei Nove
Anni. Questa li obbligò a cambiare il loro tono, ve lo dico io. Qual
è il senso della verità o della bellezza o del sapere quando le bombe ad
antrace scoppiano intorno a voi? Fu allora che la scienza cominciò ad
essere controllata, dopo la guerra dei nove anni. La gente allora era
disposta a lasciar controllare anche i suoi appetiti. Tutto, pur di vivere
tranquilli. Qual è il senso della verità o della bellezza o del sapere
quando le bombe ad antrace scoppiano intorno a voi? Fu allora che la
scienza cominciò ad essere controllata, dopo la guerra dei nove anni. La
gente allora era disposta a lasciar controllare anche i suoi
appetiti. Tutto, pur di vivere tranquilli. Qual è il senso della
verità o della bellezza o del sapere quando le bombe ad antrace scoppiano
intorno a voi? Fu allora che la scienza cominciò ad essere controllata,
dopo la guerra dei nove anni. La gente allora era disposta a lasciar
controllare anche i suoi appetiti. Tutto, pur di vivere tranquilli.
Questo non è stato un bene per la verità, d'accordo, ma è stato eccellente per
la felicità. Non si può avere nulla per nulla. La felicità bisogna
pagarla. Voi la pagate, signor Watson; pagate perché vi state interessando
troppo alla bellezza. Io m'interessavo troppo alla verità, e ho pagato
anch'io.
«Ma non siete andato in un'isola, voi» disse il Selvaggio rompendo un lungo
silenzio.
Il Governatore mi dispiace. «E' così ch'io ho pagato. Scegliendo di
servire la felicità. Quella degli altri, non la mia. E' una fortuna”
aggiunse dopo una pausa «che ci siano tante isole al mondo. Non così che
cosa piace fare senza di esse. Vi ficcheremmo tutti nella camera
asfissiante, suppongo. A proposito, signor Watson, vi piacerebbe un clima
tropicale? Le Marchesi, per esempio, o Samoa? Oppure qualche cosa di
più fresco?”
Helmholtz si alzò dalla sedia pneumatica.
«Mi piacerebbe un clima completamente cattivo» rispose. «Mi pare che si
possa scrivere meglio se il clima è cattivo. Se ci fosse molto vento e
degli uragani, per esempio…”
Il Governatore fece un segno di approvazione.
«Apprezzo il vostro coraggio, signor Watson. Lo apprezzo enormemente.
Così come, ufficiali, lo disapprovo.» scusa. «Che ne dite, delle
isole Falkland?»
«Sì, credo che vadano bene» rispose Helmholtz. «E adesso, se permettete,
vorrei andar a vedere che cosa è avvenuto al povero Bernardo.»
«Arte, scienza... mi sembra che abbiate pagato un prezzo considerevole per la
vostra felicità» disse il Selvaggio quando furono soli. «Non c'è altro?»
«Ma sì, certo, c'è la religione» rispose il Governatore. «C'era una volta
anche qualche cosa chiamata Dio, prima della Guerra dei Nove Anni. Ma
dimenticavo; voi sapete bene cos'è Dio, suppongo.
«Diamine...» Il Selvaggio esitò. Avrebbe voluto dire qualche cosa della
solitudine, della notte, dell'altipiano che si stende pallido sotto la luna,
del precipizio, della caduta nelle tenebre fonde, della morte. Avrebbe
voluto parlare, ma non c'erano parole. Neppure in Shakespeare. Il
Governatore, intanto, aveva attraversato da un angolo all'altro la stanza e
stava aprendo una massiccia cassaforte incastrata nel muro tra gli scaffali dei
libri. Il pesante portello si aperse. Frugando nell'oscurità disse:
«E' un soggetto che ha sempre avuto un grande interesse per me». Ne
traccia un grosso volume nero.
«Voi non l'avete mai letto, per esempio.»
Il Selvaggio lo prese. «"La Bibbia sacra contenente l'Antico ed il
Nuovo Testamento"» lesse ad alta voce sul frontespizio.
«E nemmeno questo»; era un piccolo libro senza copertina:
"L'Imitazione di Cristo".
«Né questo.» Tese un altro volume: "Le varietà dell'esperienza
religiosa di William James".
«Ne ho ancora molti» continuò Mustafà Mond rimettendosi a sedere.
«Un'intera collezione di vecchi libri pornografici. Dio in cassaforte e
Ford negli scaffali!» Designò ridendo la sua biblioteca confessata, i
palchetti di libri, le caselle piene di bobine per macchine di lettura e di
rulli a impressione sonora.
«Ma se voi sapete bene chi è Dio, perché non ne parlate loro?» domandò il
Selvaggio indignato. «Perché non date loro questi libri su Dio?»
«Per la stessa ragione per la quale non diamo loro "Otello": sono
vecchi, rispetto a Dio sono indietro cento anni. Non è il Dio d'adesso.
«Ma Dio non muta».
«Gli uomini sì, però.»
«Che differenza c'è?»
«Tutta la differenza possibile al mondo» rispose Mustafà Mond. Si alzò di
nuovo e si avvicinò alla cassaforte. «C'era una volta un uomo chiamato il
cardinale Newman» disse. «Un cardinale» esclamò «era una specie di
Arcicantore».
«'Io, Pandolfo, cardinale della bella Milano...' Ho letto qualche cosa sul loro
conto in Shakespeare.”
«Sicuro. Ebbene, come stavo dicendo, c'era un uomo chiamato il cardinale
Newman. Ah, ecco il libro» lo tirò fuori. «E già che ci sono, prendo
anche questo. E' di un uomo chiamato Maine de Biran. Era un filosofo,
se sai cos'è.
«'Un uomo che sogna meno cose di quante ne esisteno sulla terra e in cielo' »
rispose prontamente il Selvaggio.
«Benissimo. Tra un istante vi leggerò una di quelle cose di cui egli sognò
veramente. Intanto sentite che cos'ha detto il vecchio
Arcicantore.» Apri il libro a un punto segnato con un pezzetto di carta, e
cominciò a leggere. «'Noi non apparteniamo a noi stessi più di quanto ci
appartenga ciò che possediamo. Non ci siamo fatti da noi e non possiamo
avere la supremazia sopra noi stessi. Non siamo padroni di
noi. proprietà Siamo di Dio. Non è la nostra felicità di considerare
così le cose? E' forse una felicità o una consolazione considerare che noi
apparteniamo a noi stessi? Può essere così per coloro che sono giovani e
felici. Essi possono credere ch'è una grande cosa poter tutto ordinare
secondo la loro idea, così almeno suppongono: non dipendere da nessuno, non
dover pensare a nulla che sia al di fuori della loro vista, non doversi
preoccupare della continua riconoscenza, della continua preghiera, dell'obbligo
continuo di riferire alla volontà di un altro ciò che fanno. Ma come il
tempo passa, essi, come tutti gli uomini, si accorgeranno che l'indipendenza
non è fatta per l'uomo, che è uno stato contro natura, che può bastare per un
momento ma che non ci mette al sicuro definitivamente…' “
Mustafà Mond si fermò. Depose il primo libro, e, preso l'altro, ne sfogliò
le pagine.
«Prendete questo esempio» disse e con la sua voce forte si rimise a leggere.
«'Un uomo invecchia, egli ha in sé il sentimento radicale della creatura,
dell'atonia, dell'essere malessere che accompagna il progredire dell'età e,
provandolo, di condizione, calma i propri timori con l'idea che la sua
condizione pena sia dovuta a qualche causa particolare, quale dalla, come da
una malattia, sperando di guarire. Vane immaginazioni! La malattia è
la vecchiaia ed è un'orribile malattia. Dicono che è la paura della morte
e di ciò che segue alla morte che fa volgere gli uomini alla religione quando
avanzano gli anni. Ma la mia esperienza mi ha dato la convinzione che,
senza alcun terrore o effetto d'immaginazione, il sentimento religioso tende a
svilupparsi a misura che noi invecchiamo; a svilupparsi perché le passioni
essendosi calmate, l'immaginazione e la sensibilità essendo diventate meno
eccitate o eccitabili, la nostra ragione è meno turbata nel suo esercizio,
meno offuscata dalle immagini dei desideri e dalle distrazioni che solevano
assorbirla; allora Dio emerge come da una nuvola; la nostra anima lo
sente, lo vede, si volge versò di lui, sorgente d'ogni luce; si volge
naturalmente e naturalmente; e poiché tutto si dissolve mondo delle
sensazioni, la vita e la gioia hanno iniziato ad abbandonarci, l'esistenza nel
fenomeno non è più sostenuto dalle impressioni esterne ed noi sentiamo il
bisogno di appoggiarci a qualche cosa che resta, a qualche cosa che non ci
ingannerà, una realtà assoluta ed eterna. Sì, noi ci volgiamo ovviamente a
Dio; perché il sentimento religioso è così puro, così dolce al cuore
questa esperienza, che ci compensa di tutte le altre perditempo.'“ meno
offuscata dalle immagini dei desideri e dalle distrazioni che solevano
assorbirla; allora Dio emerge come da una nuvola; la nostra anima lo
sente, lo vede, si volge versò di lui, sorgente d'ogni luce; si volge
naturalmente e naturalmente; e poiché tutto si dissolve mondo delle
sensazioni, la vita e la gioia hanno iniziato ad abbandonarci, l'esistenza nel
fenomeno non è più sostenuto dalle impressioni esterne ed noi sentiamo il
bisogno di appoggiarci a qualche cosa che resta, a qualche cosa che non ci
ingannerà, una realtà assoluta ed eterna. Sì, noi ci volgiamo ovviamente a
Dio; perché il sentimento religioso è così puro, così dolce al cuore
questa esperienza, che ci compensa di tutte le altre perditempo.'“ meno
offuscata dalle immagini dei desideri e dalle distrazioni che solevano
assorbirla; allora Dio emerge come da una nuvola; la nostra anima lo
sente, lo vede, si volge versò di lui, sorgente d'ogni luce; si volge
naturalmente e naturalmente; e poiché tutto si dissolve mondo delle
sensazioni, la vita e la gioia hanno iniziato ad abbandonarci, l'esistenza nel
fenomeno non è più sostenuto dalle impressioni esterne ed noi sentiamo il bisogno
di appoggiarci a qualche cosa che resta, a qualche cosa che non ci ingannerà,
una realtà assoluta ed eterna. Sì, noi ci volgiamo ovviamente a
Dio; perché il sentimento religioso è così puro, così dolce al cuore
questa esperienza, che ci compensa di tutte le altre perditempo.'“ la
nostra anima lo sente, lo vede, si volge versò di lui, sorgente d'ogni
luce; si volge naturalmente e naturalmente; e poiché tutto si
dissolve mondo delle sensazioni, la vita e la gioia hanno iniziato ad
abbandonarci, l'esistenza nel fenomeno non è più sostenuto dalle impressioni
esterne ed noi sentiamo il bisogno di appoggiarci a qualche cosa che resta, a
qualche cosa che non ci ingannerà, una realtà assoluta ed eterna. Sì, noi
ci volgiamo ovviamente a Dio; perché il sentimento religioso è così puro,
così dolce al cuore questa esperienza, che ci compensa di tutte le altre
perditempo.'“ la nostra anima lo sente, lo vede, si volge versò di lui,
sorgente d'ogni luce; si volge naturalmente e naturalmente; e poiché
tutto si dissolve mondo delle sensazioni, la vita e la gioia hanno iniziato ad
abbandonarci, l'esistenza nel fenomeno non è più sostenuto dalle impressioni
esterne ed noi sentiamo il bisogno di appoggiarci a qualche cosa che resta, a
qualche cosa che non ci ingannerà, una realtà assoluta ed eterna. Sì, noi
ci volgiamo ovviamente a Dio; perché il sentimento religioso è così puro,
così dolce al cuore questa esperienza, che ci compensa di tutte le altre
perditempo.'“ l'entità fenomenica non è più sostenuta dalle impressioni
esterne ed interne, noi sentiamo il bisogno di appoggiarci a qualche cosa che
non ci ingannerà, una cosa che non ci ingannerà, una realtà assoluta ed
eterna. Sì, noi ci volgiamo ovviamente a Dio; perché il sentimento
religioso è così puro, così dolce al cuore questa esperienza, che ci compensa
di tutte le altre perditempo.'“ l'entità fenomenica non è più sostenuta
dalle impressioni esterne ed interne, noi sentiamo il bisogno di appoggiarci a
qualche cosa che non ci ingannerà, una cosa che non ci ingannerà, una realtà
assoluta ed eterna. Sì, noi ci volgiamo ovviamente a Dio; perché il
sentimento religioso è così puro, così dolce al cuore questa esperienza, che ci
compensa di tutte le altre perditempo.'“
Mustafà Mond chiuse il libro e si addossò alla poltrona. «Una delle numerose
cose del cielo e della terra di cui questi numerosi filosofi non hanno sognato
è questa» (agitò la mano) «noi, il mondo moderno.
'Pote essere indipendenti da Dio soltanto mentre avete la giovinezza e la
prosperità; l'indipendenza non può accompagnarvi sicuramente fino alla
morte.' Ebbene, ecco che noi abbiamo la giovinezza e la prosperità sino
alla fine. Che ne risulta? Evidentemente, che possiamo essere
indipendenti da Dio. 'Il sentimento religioso ci compenserà di tutte le
nostre perditempo.' Ma non ci sono per noi perditempo da
compensare; il sentimento religioso è superfluo. Perché dovrei andare
alla ricerca di un surrogato dei desideri giovanili, dal momento che i
giovanili non ci fanno mai difetto? di un surrogato delle distrazioni, dal
momento che continuiamo a divertirci di tutte le vecchie pazzie sino alla
fine? Che bisogno abbiamo di riposo se i nostri spiriti ed i nostri corpi
rimangono a gioire nell'attività? o di consolazione se abbiamo il "
«Allora voi credete che Dio non ci sia?»
«No, io credo che molto probabilmente ce n'è uno.»
«Allora perché...»
Mustafà Mond lo fermò. «Ma egli si manifesta in modi diversi ai diversi
uomini. Nei tempi premoderni si manifestava come l'essere che è descritto
in questi libri. Adesso…”
«Come si manifesta adesso?» domandò il Selvaggio.
«Ecco, si manifesta come un'assenza; come se non esistesse del tutto.”
«Questa è colpa vostra.»
«Dite che è colpa della civiltà. Dio non è compatibile con le macchine,
con la medicina scientifica e con la felicità universale.
Bisogna fare la propria scelta. La nostra civiltà deve tener questi libri
chiusi nella cassaforte. Sono osceni. La gente sarebbe scandalizzata
se…”
Il Selvaggio l'Interruppe. «Ma non è naturale sentire che c'è Dio?»
«Potreste ugualmente domandare se è naturale chiudere i con la cintura
automatica» disse il Governatore sarcasticamente. «Voi mi rammentate un
altro di quei vecchi compari chiamati Bradley. Costui definisce la
filosofia come l'arte di trovare una cattiva ragione a ciò che si crede d'istinto. Come
se si credesse qualche cosa d'istinto! Si crede le cose perché si è stati
condizionati a crederle. Il trovare delle cattive ragioni a ciò che si
crede per effetto d'altre cattive ragioni, questa è la filosofia. La gente
condizionata crede in Dio perché è stata a credere in Dio.”
«Nonostante tutto questo», insistette il Selvaggio «è naturale credere in Dio
quando si è soli, completamente soli di notte, e si pensa alla morte…”
«Ma la gente non è mai sola al giorno d'oggi» disse Mustafà Mond. «Noi
facciamo sì che gli uomini detestino la solitudine e disponiamo la loro vita in
tal modo che sia loro quasi impossibile conoscerla mai.»
Il Selvaggio assenti tristemente. A Malpais aveva ammesso perché lo
avevano escluso dalle attività comuni del "può soffrire", nella civile
Londra, perché non poteva mai eva tranquillamente dere da queste attività non
poteva mai eva tranquillamente dere da queste attività non poteva mai e
tranquillamente essere solo.
«Vi ricordate quel passo del "Re Lear"?» disse finalmente il
Selvaggio. «'Gli Dei sono giusti, e dei nostri amabili vizi fanno degli
strumenti per torturarci... il posto oscuro e corrotto dove ti concepì gli
costò gli occhi' ed Edmondo risponde (ricordate? è ferito, è morente): 'Tu hai
detto bene, è la verità. La ruota ha fatto il suo giro
completo; eccomi'. Cosa ne dite voi? Non sembra che ci sia un
Dio che dirige le cose, punisce e ricompensa?”
«Sembra?» interrogò a sua volta il Governatore. «Voi potete
abbandonarvi a un buon numero di amabili vizi con una neutra senza correre il
rischio di farvi strappare gli occhi dall'amante di vostro figlio. 'La
ruota ha fatto il suo giro completo, eccomi.' Ma dove sarebbe Edmondo ai
giorni nostri? Seduto in una poltrona pneumatica, colle braccia attorno
alla vita di una ragazza, masticando le tavolette di gomma di omoni sessuali e
guardando un film odoroso. Gli Dei sono giusti, non c'è dubbio. Ma il
loro codice di leggi è dettato, in ultima analisi, dalla gente che organizza la
società; la Provvidenza riceve la sua parola d'ordine dagli uomini.
«Ne siete sicuri?» domandò il Selvaggio. «Siete proprio sicuro che
Edmondo, in questa poltrona pneumatica, non è stato punito così severamente
come l'Edmondo ferito e sanguinante a morte? Gli Dei sono giusti. Non
hanno usato dei suoi amabili vizi come d'uno strumento per degradarlo?”
«Degradarlo da quale stato? Come cittadino felice, assiduo al lavoro,
consumatore di beni, egli è perfetto. Certo, se voi scegliete qualche
altro modello diverso dai nostri allora forse potrebbe dire che è stato degradato. Ma
bisogna attenersi a una serie di postulati. Non si può giocare al Golf
elettromagnetico seguendo le regole della Moscacieca Centrifuga.”
«Ma il valore risiede nella volontà particolare» disse il Selvaggio.
«Esso mantiene la stima e la dignità tanto là dove sono preziose in se stesse
quanto in colui che le pregia.»
«Via, via» protestò Mustafà Mond «questo è correre un po' troppo lontano, non
vi pare?»
«Se vi lasciate andare a pensare a Dio, non vi lascereste degradare da amabili
vizi. Avreste una ragione per sopportare pazientemente le cose, per fare
le cose con coraggio. L'ho visto con gli indiani.
«Ne sono convinto» disse Mustafà Mond. «Ma noi non siamo indiani. Un
uomo civile non ha nessun bisogno di sopportare alcunché di particolarmente
sgradevole. E quanto a fare le cose, Ford lo preservi dall'avere mai
simile idea in testa! Tutto l'ordine sociale sarebbe sovvertito se gli
uomini si mettessero a fare le cose di loro propria testa.
«E la rinuncia allora? Se credeste in Dio, avreste una ragione di rinuncia.”
«Ma la civiltà industriale è possibile solo quando non ci sia
rinuncia. Concedersi tutto sino ai limiti estremi dell'igiene e delle
leggi economiche. Altrimenti le ruote cessano di girare.
«Avreste una ragione di castità!» disse il Selvaggio arrossendo
leggermente mentre pronuncia queste parole.
«Ma la castità vuol dire passione, vuol dire nevrstenia. E passione e
nevrstenia vogliono dire instabilità. E instabilità vuol dire fine della
civiltà. Non si può avere una civiltà durevole senza una buona quantità di
amabili vizi.”
«Ma Dio è la ragione d'essere di tutto ciò che è nobile, bello, eroico. Se
voi aveste un Dio…”
«Mio caro, giovane amico» disse Mustafà Mond «la civiltà non ha assolutamente
bisogno di nobiltà e di eroismo. Queste cose sono sintomi d'insufficienza
politica. In una conveniente società organizzata come la nostra nessuno ha
delle occasioni di essere nobile ed eroico. Bisogna che le condizioni
diventino profondamente instabili prima che l'occasione possa
presentarsi. Dove ci sono guerre, dove ci sono giuramenti di fedeltà
condivisi, dove ci sono tentazioni a cui resistere, oggetti d'amore per i quali
combattere o da difendere, là certo la nobiltà e l'eroismo hanno un
peso. Ma ai nostri giorni non ci sono guerre. La massima cura è posta
nell'impedirci di amare troppo qualsiasi cosa. Non c'è nulla che
rassomigli a un giuramento di fedeltà collettiva; siete condizionati in
modo tale che non potete astenervi dal fare ciò che dovete fare. E ciò che
devi fare è, nell'insieme, così gradevole, un tal numero d'impulsi naturali
sono lasciati liberi di sfogarsi, che veramente non ci sono tentazioni alle
quali resistere. E se mai, per mala sorte, avvenisse in un modo o
nell'altro qualche cosa di sgradevole, ebbene, c'è sempre il "soma"
che vi permette una vacanza, lontano dai fatti reali. E c'è sempre il
"soma" per calmare la vostra collera, per riconciliarvi coi vostri
nemici, per rendervi paziente e tollerante. Nel passato non si può
compiere queste cose che facendo grandi sforzi e dopo anni di penoso
allenamento morale. Adesso si mandano giù due o tre compress di mezzo
grammo, e tutto è a posto. Tutti possono essere virtuosi, adesso. Si
può portare indosso almeno la metà della propria moralità in bottiglia. Il
Cristianesimo senza lacrime,
«Ma le lacrime sono necessarie. Non vi ricordate ciò che dice
Otello? 'Se dopo ogni tempesta vengono tali bonacce, allora che i venti
soffino sino a che hanno risvegliato la morte!' C'è una storia che usava
raccontarci uno dei vecchi Indiani sulla Ragazza di Matsaki. I giovanotti
che desideravano sposarla passare una mattina a zappare nel suo
giardino. La cosa sembrava facile, ma c'erano delle mosche e delle zanzare
tutte stregate. La maggior parte dei giovani non poteva assolutamente
sopportare i morsi e le punture. Ma colui che ci riesce, otteneva in
premio.
«Grazia! Ma nei paesi civili» disse il Governatore «si possono avere delle
ragazze senza zappare per loro; e non ci sono mosche o zanzare che vi
pungono. Ce ne siamo sbarazzati già da secoli.”
Il Selvaggio assenti, accigliato. «Ve ne siete sbarazzati, già è il vostro
sistema. Sbarazzarsi di tutto ciò che non è gradito, invece di imparare a
sopportarlo. Resta a sapere se è spiritualmente più nobile subito i colpi
e le frecce dell'avversa fortuna, o prendere le armi contro un oceano di mali e
opporsi ad essi sino alla fine… Ma voi non fate né l'una né l'altra
cosa. Voi né sopportate né affrontate.
Abolite semplicemente i colpi e le frecce. E' troppo facile.
Tacque come, pensando a sua madre. Nella sua camera del trentasettesimo
pianoforte, Linda aveva galleggiato in un mare di luci cantanti e di profumate
carezze, se n'era andata galleggiando fuori dello spazio, fuori del tempo,
fuori della prigione dei suoi ricordi, delle sue abitudini, del suo corpo
vecchio e pingue. E Tomakin, l'ex Direttore delle Incubatrici e del
Condizionamento, Tomakin era in vacanza, in un mondo dove non poteva sentire
quelle parole, quel riso beffardo, dove non poteva vedere quella faccia
repulsiva, sentirsi quelle braccia molli e flaccide intorno al collo, in un
mondo splendido…
«Ciò che vi abbisogna» riprese il Selvaggio «è qualche cosa che implichi il
pianto, per cambiare. Nulla costa abbastanza qui.
(«Dodici milioni e mezzo di dollari' precisato Enrico Foster, quando il
Selvaggio gli aveva detto ciò. 'Dodici milioni e mezzo di dollari': era il
costo del nuovo Centro di Condizionatura. 'Non un centesimo di meno.') «
'Esporre ciò che è mortale e indifeso al caso, alla morte e al pericolo, fosse
pure un guscio.' Non è qualche cosa questo?"
domandò guardando Mustafà Mond. «Anche astraendo da Dio; e tuttavia
Dio ne costituirebbe pur sempre una ragione. Non è qualche cosa vivere
pericolosamente?”
«E' molto» rispose il Governatore. «Gli uomini e le donne hanno bisogno
che si stimolino di tanto in tanto le loro capsule surrenali.»
«Cosa?» fece il Selvaggio che non capiva.
«E' una delle condizioni della perfetta salute. E' per questo che abbiamo
reso obbligatorie le cure SPV”
«SPV?»
«Surrogato di Passione Violenta. Regolarmente, una volta al mese, irrighiamo
tutto l'organismo con adrenalina. E' l'equivalente fisiologico completo
della paura e della collera. Tutti gli effetti tonici dell'uccisione di
Desdemona e del fatto che è uccisa da Otello, senza nessuno degli
inconvenienti.
«Ma io amo gli inconvenienti.»
«Noi no» disse il Governatore. «Noi preferiamo fare le cose con ogni
comodità.»
«Ma io non ne voglio di comodità. Io voglio Dio, voglio la poesia, voglio
il pericolo reale, voglio la libertà, voglio la bontà. Voglio il peccato.
«Insomma» disse Mustafà Mond «voi reclamate il diritto di essere infelice».
«Ebbene, sì» disse il Selvaggio in tono di sfida «io denuncia il diritto
d'essere infelice».
«Senza parlare del diritto di diventare
vecchio e brutto e impotente; il diritto d'avere la sifilide e il cancro; il
diritto d'avere poco da mangiare; il diritto d'essere pidocchioso; il
diritto di vivere nell'apprensione costante di ciò che potrà accadere
domani; il diritto di prendere il tifo; il diritto di essere
torturato da indicibili dolori d'ogni specie.”
Ci fu un lungo silenzio.
«Io li denunciano tutti» disse il Selvaggio finalmente.
Mustafà Mond alzò le spalle. «Voi siete il benvenuto» rispose.
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