mercoledì 16 ottobre 2024

Signore e signori (Talking Heads) Alan Bennett - Appunti

 

Signore e signori (Talking Heads

Alan Bennett

 

 

I Monologhi

 

Il titolo originale dell'opera Talking Heads, traducibile come "teste parlanti", evidenzia il fatto che nella produzione originale della BBC l'artista che enunciava il monologo veniva inquadrato a mezzo busto, e si limitava a raccontare la storia senza ricorrere a luci, scenografie e costumi.

 

Le trame sono brevi, drammatiche, ironiche ed esprimono una realtà quotidiana apparentemente insignificante, accentuata dalla sceneggiatura minimale.

 

Temi ricorrenti sono la morte, la malattia, il senso di colpa e l'isolamento.

 

I monologhi si ambientano per lo più a Leeds, anche se Bennett ha sottolineto che non si tratta della "vera" Leeds, ma una versione alternativa che esiste nella sua testa, formata da ricordi e posti che nella realtà non sono mai esistiti o non esistono più.

 

Trama

 

·         Una donna come tante

Peggy Schofield si autodefinisce "impiegata modello" e crede di essere il punto di riferimento per tutti i suoi colleghi. Improvvisamente la sua salute peggiora fino a richiedere un ricovero in ospedale: durante la degenza Peggy tenta di ricostruire la sua routine lavorativa, trattando medici e infermieri come se fossero suoi dipendenti. Viene presto rivelato da alcuni indizi che la donna era tutt'altro che apprezzata dai suoi colleghi, i quali odiavano il suo essere ossessivamente severa e autoritaria; questo aveva spinto il suo capo a licenziarla, cosa che ha causato il suo tracollo. La malattia peggiora rapidamente, e sebbene tutti intorno a lei sappiano che non le resta molto da vivere, Peggy continua a essere convinta del contrario.

·         Una patatina nello zucchero

Graham Whittaker è un uomo di mezza età, affetto da una cronica depressione, che vive con l'anziana, dispotica madre Vera; i due hanno un rapporto di interdipendenza, fatto di piccoli litigi e noiose abitudini. Tutto cambia quando Vera incontra Frank, un suo fascinoso coetaneo, che comincia a corteggiarla scatenando la gelosia di Graham. Frank finisce addirittura per chiedere a Vera di sposarlo, suggerendole di lasciare Graham al proprio destino; questi scopre però che Frank è sposato con una donna invalida, e per sfuggire alla tristezza del suo matrimonio si concede spesso avventure con altre signore: Vera non è l'unica ad aver ricevuto una proposta di matrimonio. Graham, trionfante, corre a spifferare la verità a sua madre, che però sfoga su di lui tutta la propria disperazione: nel drammatico litigio che ne consegue, Vera gli rivela di aver sempre saputo dell'omosessualità che lui si ostina a reprimere, arrivando a definirlo anormale. Il giorno dopo, tuttavia, Vera sembra aver dimenticato la faccenda, e i due ritornano alla loro ipocrità normalità.

·         Un letto fra le lenticchie

Susan, la moglie di un vicario anglicano alcolizzata e depressa, odia il suo vanesio marito e tutta la sua comunità parrocchiale, ipocrita e perbenista. La svolta arriva quando la donna si concede una relazione extraconiugale col droghiere indiano Ramesh, che la porta a uscire dalla sua prosternazione psicologica e a riprendersi rapidamente. Il vicario crede che la sua guarigione sia dovuta esclusivamente alla preghiera e al suo supporto; solo Susan saprà la verità, e si scoprirà ancora più forte nell'apprendere del matrimonio di Ramesh.

·         Una donna di lettere

Irene Ruddock è una donna single della classe operaia che vive vicino a Bradford e non ha paura di dire quello che pensa: scrive lettere indirizzate al pubblico ministero, alla polizia, al farmacista e a chiunque ella creda affetto da "male sociale"; in realtà, quelli che lei crede amorevoli suggerimenti vengono presi come insulti da tutti i suoi corrispondenti. Dopo una serie di denunce, Irene viene mandata in prigione, dove per la prima volta nella sua vita si sente libera e felice, attorniata da gente in grado di rimediare davvero ai "mali sociali".

·         La sua grande occasione

Lesley è un'aspirante attrice ingenua e svaporata, che dopo infruttuosi tentativi di lanciare la sua carriera crede di aver trovato la sua grande occasione grazie all'ambiguo regista Gunther, che le ha proposto il ruolo di Travis, disinibita protagonista di un film destinato al mercato della Germania Ovest. In realtà è piuttosto chiaro che quello girato sia un film pornografico di bassissima qualità, e che pur di ottenere la parte Lesley abbia dovuto cedere alle avances sessuali di Gunther; tuttavia, troppo entusiasta per accorgersene, l'attrice crede di aver offerto la performance migliore della sua carriera, e si ostina ad attendere invano di essere contattata da registi e produttori di grido.

·         In trincea

Muriel Carpenter si crede una donna forte: pilastro della comunità, gran benefattrice e volontaria nelle mense dei poveri, si prende cura di sua figlia Margaret, affetta da problemi psichici, rafforzando questa convinzione. Quando suo marito Ralph muore, Muriel si dimostra forte come ci si aspetta da lei; tuttavia, data l'inettitudine (o la disonestà) di suo figlio Giles, tutto il patrimonio lasciatole in eredità viene prontamente dissipato. Intanto Margaret migliora rapidamente, lasciando intendere che il suo distrubo fosse dovuto agli abusi sessuali di suo padre; abbandonata da entrambi i figli, Muriel si trova improvvisamente sul lastrico e deve ricorrere alle stesse cure che ella prestava ai poveri. Tuttavia continua a non perdersi d'animo, e scopre di potersi adattare a qualsiasi evento nefasto.

·         Una fetta biscottata sotto il divano

Doris è una vedova di settantacinque anni, ossessivamente precisa e ordinata. La donna ha una brutta caduta e non riesce ad alzarsi, forse per via di una frattura, e si lamenta delle pulizie effettuate dalla sua governante Zulema; dai suoi discorsi diventa presto evidente che il suo costante assillo potrebbe essere stato il vero motivo della morte prematura del marito. Sola e ferita, concepisce un pensiero che la terrorizza: l'unico posto che le rimane nella società, ormai, è un ospizio. Per questo motivo, quando un poliziotto viene a sincerarsi delle sue condizioni, lo manda via dicendo di star bene. Viene lasciato intendere che di lì a poco Doris morirà, ma almeno non andrà incontro a un destino da lei stessa ritenuto terribile.

 

L’amore ci ha fatto trionfare (…) come se l’amore fosse un antibiotico ad ampio spettro.

 

Ciò che emerge è la solitudine dei personaggi che parlano.

 

A dover attraversare per forza la solitudine, meglio sfruttarla. Esattamente come Alan Bennett, scrittore attore ma soprattutto drammaturgo, che nella sua straordinaria carriera ha sempre saputo ritagliare un ruolo principale per l’isolamento, trasformandolo in arte: nessun dolore può risultare intollerabile, da non poter far ridere, se presentato in un monologo dello sceneggiatore inglese.

 

Bennett accarezza con empatia e solidarietà, che non ha eguali, le solitudini di tutti.

Senza gli altri, nella nostra mente da rifugio eremitico, riusciamo sul serio a capire noi stessi, sembra suggerirci.

 

«Signore e signori» è una formula che evoca la noia, e qui c'è sempre e soltanto un signore, o una signora.  

 

UNA DONNA COME TANTE

PEGGY È UNA DONNA DI MEZZA ETA.

PARLA IN MACCHINA, DAVANTI A UN FONDALE NEUTRO.

Lunedì sono stata bene. Martedì sono stata bene. E anche mercoledì sono stata bene, almeno fino all'ora di pranzo, dopodiché il mio caro piccolo trantran se n'è andato a carte quarantotto.

 

Una volta i tavoli dei dirigenti erano delimitati dal cordone. Ora non più, ma loro continuano a riunirsi lì. «In branco stanno più caldi» sintetizza Mr Rudyard.  

 

Chi cresceva in provincia negli anni Quaranta e Cinquanta imparava presto una lezione preziosa: la vita è una cosa che succede quasi sempre altrove.

 

Il giorno dopo è fresca come una rosa. Tutto dimenticato. O comunque non ne parla; solo mentre uscivano di casa ha detto: “ Ti voglio bene sul serio, Graham”. “Anch’io ti voglio bene” ho risposto. E lei: “Tanto, aveva una protesi acustica”. E poi: “Allora, cosa c’è in programma oggi?”. “Pensavo di fare una capatina a Ripon”. !Oh, si, Ripon. Carino. Potremmo andare a visitare la cattedrale. Li amiamo i vecchi edifici, tu e io, vero?”.

Mi ha preso sottobraccio.

 

Quando sono rientrata Geoffrey stava uscendo per il Vespro, venivo anch'io? Ho detto di  no, e lui: Davvero? Va be', racconterò che hai mal di testa». Perché? Uno dei grandi misteri della vita, o almeno della mia vita, è: perché ci si aspetta che la moglie di un vicario vada in chiesa? La moglie di un avvocato non è tenuta ad andare in tribunale, la moglie di un attore non presenzia a ogni recita, quindi perché io devo essere sempre in mostra? Tralasciamo poi la questione più ampia, cioè se una crede in Dio o no. Si dà per scontato che la moglie di un vicario ci creda, ma in realtà la questione non è mai posta, almeno non con Geoffrey. Capisco bene perché; i miei capelli, il petto piatto, il sorriso smorto: basta guardarmi per pensare che sono fatta su misura per Dio. E forse lo sono davvero. Eppure avrei preferito che qualcuno mi consultasse. Non che conti qualcosa, chiaro. Finché sai gestire una vendita di beneficenza con molto spirito, puoi credere in quello che ti pare.

 

Un dio. Non il Dio.

 

 

Una donna di lettere

Alan Bennett

frammento

 

 

Assolvenza su Miss Ruddock davanti al muro gigio di un istituto. Indossa una

uniforme, parla molto in fretta ed è raggiante.

 

  Dovrei andare avanti col mio diario. Mrs Proctor ci fa tenere un diario, serve per il corso di Critica letteraria. Le altre ragazze non sanno che cosa metterci dentro, io non so che cosa lasciar fuori. I guaio è che non ho mai tempo per scriverlo, sono indietro di tre giorni.

  Sono talmente occupata. La mattina c’è Terapia Occupazionale, e io ho scelto Rilegatura e Sartoria. In Sartoria Mrs Dunlop mi ha sbattuto all'ultimo banco e  sto confezionando un abitino da cocktail. Ho detto: «Ma non vado mai ai cocktail», E lei: «Be', adesso che hai il vestito, puoi andarci», E per questo che siamo qui: nuovi orizzonti. E di shantung, con un colletto a scialle. In Artigianato Lucille mi sta facendo una collanona da metterci su.

  Divido la stanza con Bridget, che è di Glasgow. Faceva la prostituta a tempo perso e ha ammazzato il suo marmocchio, per sbaglio, una volta che era ubriaca e furibonda. Faccino grazioso, non lo diresti mai. Sua madre era cieca, ma faceva certi pasticcini da favola, e ha tirato su una famiglia di nove persone in tre stanze. È proprio vero che non si finisce mai di imparare. Comunque ho fatto amicizia praticamcnte con tutti. Sono sempre in questo corridoio; spesso la campanella suona mentre sto ancora facendo il mio giro di visite.

   Ridono di me, lo so, ma senza cattiveria. Lucille dice: «Sai che sei buffa, Irene. Non ti importa niente di essere in prigione», «Prigione! » ho risposto, «Lucille, erano anni che non mi sentivo cosi libera».

   Certo che sono fortunata. Alle altre manca il sesso. Uomini, uomini, uomini. Non parlano d'altro.

   Nota bene, per me non e piú un mistero come prima: Bridget mi ha illustrato la procedura step by step. In passato, se mai mi fossi trovata a letto con un uomo, sarei stata un pesce fuor d'acqua, mentre adesso almeno conosco i rudimenti, come dice Bridget. Chiaro che alla mia età l'evento appare improbabile, ma è comunque piacevole aggiungere una nuova freccia al proprio arco. Mi hanno anche insegnato a fumare. Non che voglia diventare una fumatrice a tempo pieno, non sono il tipo e non voglio esserlo, ma se per caso mi trovo in una situazione sociale che prevede la sigaretta, tipo quando brindano in onore della Regina, adesso non faccio più brutta figura. D'altronde la filosofia di questo posto e tutta qui: imparare cose utili.

   Al corso da segretaria vado alla grande, Miss Macaulay dice che sono l'allieva migliore della classe avanzata. Batto a macchina veloce come il vento. Miss Macaulay dice che non dobbiamo lasciarci sfuggire l'occasione: se lei glielo chiedesse in ginocchio, forse (e sottolinea forse) quelli dell'amministrazione potrebbero lasciarmi usare il computer. Poi il piano è: Fase Uno, vado in semi libetà per qualche tempo, seguita dalla Fase Due, un soggiorno in un istituto di riabilitazione dove sarò reintegrata nella comunità. E finalmente Fase Tre, un posticino in un ufficio da qualche parte. Ho domandato a Miss  Macaulay: «Sarà un problema essere stata in prigione? ». E lei: «Irene, con i tuoi requisiti non sarebbe un problema essere stata nelle SS ».

   Ma cosa non esce da quelle bocche! Viene proprio da ridere. Hanno parole per cose che non sapevo nemmneno aessero un nome, devo ammettere che adesso ogni tanto le mie parolacce le dico anch'io, ma solo quando l'occasione lo richiede. L'altra sera ero seduta vicino a Shirley durante l'ora di socializzazione. Shirley è molto obesa, credo per via delle ghiandole, e stiamo cercando di mettere insieme una lettera al sua fidanzato. Insomma, lei dice che è il suo fidanzato, ma ho dovuto ricominciare la lettera tre volte perché prima lo chiamava Kenneth. poi Mark, e alla fine si è decisa per Stephen. Il fatto è che balbetta, Shirley, e secondo me cercava solo un nome che riuscisse a pronunciare. Non credo nemmeno che ce l'abbia un fidanzato, vuole soltanto darsi un tono. E poi non dovrebbe essere qui, non ha tutte le rotelle a posto, ma pare che non sappiano dove altro metterla, appicca incendi dappertutto. Comunque eravamo nella sua stanza a inventarci qualcosa da scrivere al cosiddetto fidanzato, quando irrompe Geraldine la Nera, si spaparanza sul letto, e comincia a intromettersi chiedendole se questo fidanzato è biondo, se ha i riccioli, e altre domande personali molto sconvenienti che con Shirley sarebbe il caso di evitare. E Shirley si confonde e balbetta, e Geraldine se la ride, insomma ho deciso di buttare alle ortiche la diplomazia e ho detto a Geraldine di andare a fare il culo.

   Lei si mette a sghignazzare e si precipita nel corridoio gridando: «Sapete che cos'ha detto Irene? Sapete che cos'ha detto Irene?». Appena è uscita Shirley fa: «Non dovevi dire cosi ». «Lo so, ma a volte è necessario», «No, Irene, non intendo che non dovevi dirlo. Ma l'hai detto sbagliato. Non è: vai a fare il culo», E che cos'è?». « È: vai a fare in culo». È proprio una pasta di ragazza.

 

Pausa.

 

   A volte Bridget si sveglia in piena notte urlando, perchè ha sognato il marmocchio che ha ucciso, allora vado a sedermi vicino a lei e le tengo la mano finché non si riaddormenta. C'è la mia sveglietta che fa tic tac e sento i pioppi vicino al campo giochi stormire nel vento e forse sta piovendo e io sono qui

seduta. E sono talmente felice.

 

DISSOLVENZA. FINE.

Al ritorno avevo una fame da lupi, perciò mi sono fatta un uovo sodo sul fornellino e l’ho gustato con una fetta di Ryvita davanti alla finestra. Il sole la illuminata per un’ora soltanto, un sogno. Ho riordinato la stanza, sbrigato un paio di faccende, poi ho fatto un saltino in biblioteca, un giretto da Boots, ed era già mezzogiorno, è incredibile come vola il tempo. Se penso a tutto quello che facevo una volta, neanche capisco più come riuscivo.

 

La gamba è un po’ intorpidita, ma sono riuscita a riaccomodarmi sulla sedia. Me ne starò ferma qui, il tempo di rimettermi un po’ in sesto. Cadere ti scombussola.

 

 Flussi di coscienza, scenografia minimale, un solo punto di vista. Bennet.

 

Quotidiana normalità. 

 

Personaggi, quasi tutti femminili, con i loro difetti, le loro ossessioni, le loro vendette ed i loro vaneggiamenti.

 

... possiamo fingere di essere chi vogliamo agli occhi degli altri, ma sotto sotto siamo comunque tutti un po’ deboli, disgustosi e… imbarazzanti.

 

L’immagine di un mondo chiuso, dalla mentalità ristretta, ma che risulta inevitabilmente comico.

 

 

Nessun commento:

Posta un commento