(ritaglio)
luciopicca
Perdonami che Diotima muoia
prendilo come un ringraziamento
spesso tanto più vero quanto più goffamente si esprime…
ho sempre finto di potermi adattare a tutto,
come se fossi una palla da gioco nelle mani degli uomini e delle
circostanze
(…) sempre lottato per aver quiete
taciuto quel che non si può mutare
(…) vivere anche di rinuncia
dire risolutamente addio alla speranza
«Ecco il nostro Hyperion,
cara! Ti darà pure un fuoco di gioia, questo frutto dei nostri giorni pieno del
calore dell’anima. Perdonami che Diotima muoia. Ricorda che è un punto che non
ci ha visti del tutto unanimi, allora. l’ho creduto necessario per come il
romanzo era impostato. Carissima! Tutto ciò che qui e là è detto di lei e di
noi, della vita della nostra vita, prendilo come un ringraziamento, spesso
tanto più vero quanto più goffamente si esprime… Cos’è meglio, dimmi, che
tacciamo ciò che è nei nostri cuori, o che lo diciamo? – Sempre per
risparmiarTi ho fatto la parte del bambino – ho sempre finto di potermi
adattare a tutto, come se fossi una palla da gioco nelle mani degli uomini e
delle circostanze e non avessi in me un cuore saldo, che batte fedele e libero
nel suo diritto al meglio, vita mia carissima! Spesso mi sono negato il mio
amore più caro, i pensieri a Te, vi ho rinunciato solo per vivere più
dolcemente possibile, per amor Tuo, questo destino, – anche Tu, Tu che sei la
pace! Hai sempre lottato per aver quiete, hai sopportato con forza da eroe e
taciuto quel che non si può mutare, hai nascosto e sepolto in Te la scena
eterna del Tuo cuore… Ho già pensato che potremmo vivere anche di rinuncia, che
forse anche questo ci renderebbe forti, dire risolutamente addio alla speranza»
(LA, p. 80). – Hölderlin, lettera a Susette
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