lunedì 3 febbraio 2025

Robert Kennedy, Discorso sul Pil, 18 marzo 1968, Kansas University

Robert Kennedy, Discorso sul Pil, 18 marzo 1968, Kansas University

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero

perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. Non

possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow-Jones, né i successi del paese

sulla base del prodotto interno lordo [Gross National Product]. Il PIL comprende anche

l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre

autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.

Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro

che cercano di forzarle […]. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per

vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e

testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste

bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa

che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.

Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o

della gioia dei loro momenti di svago. […] Non comprende la bellezza della nostra poesia o la

solidità dei valori familiari, l’intelligenza del nostro dibattere o l’onestà dei nostri pubblici

dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell’equità nei rapporti fra

di noi. Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la

nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in

breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto

sull’America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.

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