Sola nel mondo eterna, a cui si volve
ogni creata cosa,
in te, morte, si
posa
nostra ignuda
natura;
dall'antico
dolor. Profonda notte
nella confusa
mente
il pensier grave
oscura;
alla speme, al
desio, l'arido spirto
lena mancar si
sente:
così d'affanno e
di temenza è sciolto,
e l'età vote e
lente
senza tedio
consuma.
Vivemmo: e qual
di paurosa larva,
e di sudato sogno,
a lattante
fanciullo erra nell'alma
confusa
ricordanza:
tal memoria n'avanza
del viver nostro:
ma da tema è lunge
il rimembrar. Che
fummo?
che fu quel punto
acerbo
che di vita ebbe
nome?
cosa arcana e
stupenda
oggi è la vita al
pensier nostro, e tale
qual de' vivi al
pensiero
l'ignota morte appar.
Come da morte
vivendo rifuggia,
così rifugge
dalla fiamma
vitale
nostra ignuda
natura;
lieta no ma
sicura,
però ch'esser
beato
nega ai mortali e
nega a' morti il fato.
Dialogo di
Federico Ruysch e delle sue mummie
Giacomo
Leopardi
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