LA NASCITA
I miei genitori Picca Dante (al Civile), ma sempre chiamato col nome di battesimo Adolfo e mia madre Pietrosanti Francesca chiamata Checchina, dopo il matrimonio avevano affittato una casa in via Cannetoli, nei pressi della chiesa di San Salvatore in Velletri, ma per difficoltà economiche verso la metà degli anni trenta si erano trasferiti in campagna in contrada Papazzano n. 10 (ora Via Papazzano 29) nella vigna che mio padre aveva acquistato da sua madre Plautilla Serafini vedova di Picca Salvatore, pagandola con cambiali a lunga scadenza. Questa vigna era stata acquistata da mio nonno paterno Picca Salvatore intorno al 1920/22 dai Cascapera.
La famiglia di mio padre, prima della 2a guerra mondiale abitavano in affitto a Velletri, in Via della Stamperia, di fronte alla chiesa di S. Martino, ma avevano una vigna abbastanza grande in via “Rèna dell’Olmo” nella contrada “Le Corti”, dove passavano l’estate abitando in una capanna.
Quando io nacqui mio padre era andato a lavorare come bracciante agricolo presso la vigna di Bianchini Salvatore, un agricoltore benestante che aveva una grande vigna e per coltivarla aveva bisogno di tre o quattro operai. Con questo lavoro e il poco reddito della sua vigna mio padre portava avanti la famiglia. Eravamo poveri come tanti contadini di Velletri, ma devo dire che non soffrivamo la fame.
Quando sono nato, non ci fu un’ostetrica. Mia madre fu assistita da una vicina di vigna che si riteneva pratica nell’assistere le partorienti. Fortunatamente non ci furono problemi. Mio padre stava lavorando nella vigna di Salvatore Bianchini, distante circa tre chilometri. Appena gli arrivò la notizia, staccò da lavoro e si precipitò a casa. Non so come, decisero di battezzarmi entro le 24 ore, si diceva che così avrebbero liberata un’anima dal purgatorio. Forse era annessa una indulgenza particolare per incoraggiare a battezzare subito i bambini al più presto. un’indulgenza particolare per incoraggiare a battezzare al più presto, data anche l’elevata mortalità infantile dei tempi passati. Mia zia Vienna sorella di mia madre, fu l’unica madrina. Fui battezzato nella mattina della domenica seguente, 13 fui battezzato il 13 marzo 1938, nella chiesa di S. Maria in Trivio, dal vice parroco D. Luigi Nardini. Mi fu messo il nome Paolo, Mario. Mia zia Vienna, sorella di mia madre ma che tutti chiamavano Pierina, che lavorava nella fabbrica Bombrini Parodi di Colleferro, volle mettermi il nome Paolo, in ricordo di Paolo Parodi morto precedentemente in un incidente aereo. Mia madre mi raccontava che nei primi tre mesi, piangevo continuamente. Passati i tre mesi mi calmai. Questo è quanto ho appreso dai racconti di famiglia. La figlia di una signora che lavorava insieme a mia madre come bracciante agricola presso la vigna di un signore vicino, mi ha raccontato che mia sorella Lina, che aveva appena sei o sette anni mi prendeva in braccio, attraversava la ferrovia e mi portava da mia madre, che stava lavorando, per farmi allattare.
Diploma del matrimonio dei miei genitori
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