Nelle galassie oggi come oggi
Montanari – Nove
– Scarpa
Giulio Einaudi
Esperimento in versi e musica per tre scrittori.
Raul Montanari
Sulle
note di Man next
door – Massive
Attack
Massive Attack
Man next door
C’è questo tizio
della scala accanto,
non l’ho mai
visto in faccia, ma lo sento,
un’ombra, qualche
volta, giù all’ingresso,
sempre di spalle,
sarà solo un caso.
Non vuoi sederti?
Cosa bevi? Dimmi.
Io niente. Ho già
bevuto pure troppo.
Magari
dopo....allora, ti dicevo,
c’è questo strano
tipo, proprio dietro la parete,
- ci pensi
all’ironia delle distanze?
a due metri da
te, là, dietro il muro,
a un solo metro a
volte, e lì magari
c’è un pazzo, un
genio, l’uomo che aspettavi,
ma si, il tuo
grande amore, una ragazza....
dico per
me...comunque lui o lei
sono a due passi,
e non li incontri mai.
Se è vero che la
tua vita è un mistero,
lì c’è la
soluzione, e non la vedi.
Ma non è questo
il caso. Il mio vicino
lo sento far
rumore, a volte piano,
a volte forte, di
notte, di mattina,
solo di giorno
non c’è mai... mi sembra.
Che belle scarpe
hai. No, dico scarpe
Ma a me piacciono
i piedi, delle donne.
Sì, ce ne sono
tanti come me.
Chissà, anche lui
magari...Ecco...lo senti?
I passi...sono i
suoi. No, adesso è fermo,
non lo sentivi
prima? Se si muove
ancora te lo
dico, stacci attenta.
Be’, porterà in
case le ragazze,
almeno credo...
non so che età ha...
sento rumori di
ogni tipo, musica,
risate, a volta
grida soffocate,
sai quelle
cose... non ti imbarazzare.
Non è che mi
ossessioni, è come un hobby
questo vicino,
questo strano uomo.
Come una porta
che dà su un altro mondo.
Mi capita perfino
di sognarlo.
Sì, lo vedo di
spalle, in molti posti
diversi, che poi
è sempre casa sua,
si gira piano,
sai, come nei film,
ma io mi sveglio
prima, per l’angoscia.
Ma no, dai, non è
tardi, stiamo insieme
ancora un po’. Lo
so che sei curiosa.
Mi sembra che lui
faccia quello che
non posso fare
io. Lo dico a tutte.
Che cosa? A
tutti, ho detto. Sì, lo dico a tutti.
Per me lui sta in
un mondo parallelo
fatto di questi passi,
fatto di ombre,
di tutti i modi,
di tutte le forme
in cui m’immagino
la casa, casa sua.
L’ho anche
disegnato. Tu ci pensi
al baratto del
cazzo che facciamo
quando buttiamo
via l’infanzia, a calci,
per la gran
fretta di diventare grandi,
come corriamo sui
mesi e sugli anni,
da veri scemi, e
in cambio di che cosa?
A cinque anni, a
otto, avevo mondi,
stagioni, oceani,
anni come case,
case da abitare,
leoni ed elefanti,
volevo andare in
Africa, e i treni,
gli aeroplani su
cui avrei volato,
e giorni, giorni
come anni e anni come vite,
vite infinite in
ogni direzione,
un giorno
un’avventura, un giorno un’altra,
quattro in un
giorno, quattro in un mattino,
avevo pure Dio,
forse un po’ stronzo
ma dava un senso,
mi capisci? Un ordine.
Mi teneva una
rete sotto i piedi,
lui o la vita, o
mio padre o mia madre,
non mi sarei mai
fatto male, mai!
E tutto questo
l’ho buttato via,
io come te, in
cambio di che cosa?
Di qualche
strillo, di qualche sospiro,
e tre secondi
subito finiti,
un paradiso da
strapazzo, no?
Il paradiso del
mio cazzo. Ecco!...
Adesso non puoi
non sentirlo. E’ lui...
Rimettiti seduta,
per piacere,
STAI GIU’ SEDUTA!
No, guarda, scusa
tanto,
stavo pulendo il
cuore e mi è partito un colpo.
Oh, sì, ma
adesso...adesso senti? Senti?
Vuoi toglierti le
scarpe, ti dispiace?
Lo senti
camminare in corridoio
Adesso esce.
Scende dalle
scale.
Sale le nostre.
E’ fuori dalla
porta.
Ti ho detto di
levarti quelle scarpe.
O te le toglie
lui? Mnh, sto scherzando.
No, non aver
paura. Per favore.
Non farmi vedere
che hai paura.
Non fare questo
sbaglio anche tu,
non farmi vedere
che hai paura.
Non farmi mai
vedere che hai paura.
“cortesia dell’autore”
“cortesia dell’autore”
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