venerdì 23 dicembre 2016

Man next door


Nelle galassie oggi come oggi

Montanari – Nove – Scarpa
Giulio Einaudi
 
 
Esperimento in versi e musica per tre scrittori.
Raul Montanari
Sulle note di Man next door – Massive Attack
 
 
Massive Attack
Man next door
 
 
C’è questo tizio della scala accanto,
non l’ho mai visto in faccia, ma lo sento,
un’ombra, qualche volta, giù all’ingresso,
sempre di spalle, sarà solo un caso.
Non vuoi sederti? Cosa bevi? Dimmi.
Io niente. Ho già bevuto pure troppo.
Magari dopo....allora, ti dicevo,
c’è questo strano tipo, proprio dietro la parete,
- ci pensi all’ironia delle distanze?
a due metri da te, là, dietro il muro,
a un solo metro a volte, e lì magari
c’è un pazzo, un genio, l’uomo che aspettavi,
ma si, il tuo grande amore, una ragazza....
dico per me...comunque lui o lei
sono a due passi, e non li incontri mai.
Se è vero che la tua vita è un mistero,
lì c’è la soluzione, e non la vedi.
Ma non è questo il caso. Il mio vicino
lo sento far rumore, a volte piano,
a volte forte, di notte, di mattina,
solo di giorno non c’è mai... mi sembra.
Che belle scarpe hai. No, dico scarpe
Ma a me piacciono i piedi, delle donne.
Sì, ce ne sono tanti come me.
Chissà, anche lui magari...Ecco...lo senti?
I passi...sono i suoi. No, adesso è fermo,
non lo sentivi prima? Se si muove
ancora te lo dico, stacci attenta.
Be’, porterà in case le ragazze,
almeno credo... non so che età ha...
sento rumori di ogni tipo, musica,
risate, a volta grida soffocate,
sai quelle cose... non ti imbarazzare.
Non è che mi ossessioni, è come un hobby
questo vicino, questo strano uomo.
Come una porta che dà su un altro mondo.
Mi capita perfino di sognarlo.
Sì, lo vedo di spalle, in molti posti
diversi, che poi è sempre casa sua,
si gira piano, sai, come nei film,
ma io mi sveglio prima, per l’angoscia.
Ma no, dai, non è tardi, stiamo insieme
ancora un po’. Lo so che sei curiosa.
Mi sembra che lui faccia quello che
non posso fare io. Lo dico a tutte.
Che cosa? A tutti, ho detto. Sì, lo dico a tutti.
Per me lui sta in un mondo parallelo
fatto di questi passi, fatto di ombre,
di tutti i modi, di tutte le forme
in cui m’immagino la casa, casa sua.
L’ho anche disegnato. Tu ci pensi
al baratto del cazzo che facciamo
quando buttiamo via l’infanzia, a calci,
per la gran fretta di diventare grandi,
come corriamo sui mesi e sugli anni,
da veri scemi, e in cambio di che cosa?
A cinque anni, a otto, avevo mondi,
stagioni, oceani, anni come case,
case da abitare, leoni ed elefanti,
volevo andare in Africa, e i treni,
gli aeroplani su cui avrei volato,
e giorni, giorni come anni e anni come vite,
vite infinite in ogni direzione,
un giorno un’avventura, un giorno un’altra,
quattro in un giorno, quattro in un mattino,
avevo pure Dio, forse un po’ stronzo
ma dava un senso, mi capisci? Un ordine.
Mi teneva una rete sotto i piedi,
lui o la vita, o mio padre o mia madre,
non mi sarei mai fatto male, mai!
E tutto questo l’ho buttato via,
io come te, in cambio di che cosa?
Di qualche strillo, di qualche sospiro,
e tre secondi subito finiti,
un paradiso da strapazzo, no?
Il paradiso del mio cazzo. Ecco!...
Adesso non puoi non sentirlo. E’ lui...
Rimettiti seduta, per piacere,
STAI GIU’ SEDUTA!
No, guarda, scusa tanto,
stavo pulendo il cuore e mi è partito un colpo.
Oh, sì, ma adesso...adesso senti? Senti?
Vuoi toglierti le scarpe, ti dispiace?
Lo senti camminare in corridoio
Adesso esce.
Scende dalle scale.
Sale le nostre.
E’ fuori dalla porta.
Ti ho detto di levarti quelle scarpe.
O te le toglie lui? Mnh, sto scherzando.
No, non aver paura. Per favore.
Non farmi vedere che hai paura.
Non fare questo sbaglio anche tu,
non farmi vedere che hai paura.
Non farmi mai vedere che hai paura.


“cortesia dell’autore”
 

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