Poema al Che - Juan Carlos
Biondini /Canzone Per Il Che -Francesco Guccini
La musica può fare riflettere, sognare, capire e
ricordare.
Il testo della canzone è stato tratto da Juan
Carlos “Flaco” Biondini (coautore e chitarrista di Francesco Guccini ) da un
poema del 1968 di Manuel Vàzquez Montalbàn (scrittore e poeta spagnolo) ed è
basato su parole dello stesso Guevara.
Poema al Che - Juan Carlos
“Flaco” Biondini
Un pueblo puede liberarse a sí mismo pese a su
jaulas de animales electrodomésticos en la vanguardia de América debemos hacer
sacrificios por el camino lento de la plena libertad y si el revolucionario non
tieno otro descanso que su muerte que renuncie al descanso y sobreviva que nada
o nandie lo detenga siquiera por un istante de beso o por algún calor de piel o
prebenda. Los hechos de la conciencia interesan tanto como la perfección de un
resultado luchamos contre la miseria pero al mismo tiempo contra la
enajenación. Dejenme decliro el revolucionario verdadero está guiado por
grandes sentimientos de amore tiene hijos que non aprenden a llamarlo mujeres
que hacen parte de su sacrificio sus amigos son sus compañeros de la revolución.
Adiós viejos ésta es la definitiva no lo busco pero
está dentro el cálculo adiós Fidel, ésta es la definitiva bajo los cielo
de la gran patria del Bolívar la luna de Higueras es la luna de Playa Girón.
Soy un revolucionario cubano Soy un revolucionario de América Señor coronel soy
Ernesto el Che Guevara dispare saré tan útil muerto como vivo.
Canzone Per Il Che
-Francesco Guccini
Un popolo può liberare se stesso dalle sue gabbie
di animali elettrodomestici ma all’avanguardia d’America dobbiamo fare dei
sacrifici verso il cammino lento della piena libertà. e se il rivoluzionario
non trova altro riposo che la morte, che rinunci al riposo e sopravviva; niente
o nessuno lo trattenga, anche per il momento di un bacio o per qualche calore
di pelle o prebenda. I problemi di coscienza interessano tanto quanto la piena
perfezione di un risultato lottiamo contro la miseria ma allo stesso tempo
contro la sopraffazione Lasciate che lo dica mai l rivoluzionario quando è vero
è guidato da un grande sentimento d’amore, ha dei figli che non riescono a
chiamarlo, mogli che fan parte di quel sacrificio, suoi amici sono “compañeros
de revolucion”. Addio vecchi, oggi è il giorno conclusivo; non lo cerco, ma è già tutto nel mio calcolo. Addio
Fidel, oggi è l’atto conclusivo; sotto il mio cielo, nella gran patria di
Bolìvar la luna de Higueras è la luna de Playa Giron. Sono un rivoluzionario
cubano. Sono un rivoluzionario d’America. Signor Colonnello, sono Ernesto, il
“Che” Guevara. Mi spari, tanto sarò utile da morto come da vivo.
A Ernesto Che Guevara "Ti ho conosciuto
bambino lì, in quella terra di Cordoba argentina mentre giocavi tra i pioppi e
il granturco, le mucche delle vecchie fattorie, i braccianti ...
Non ti ho più rivisto, finché un giorno seppi che
eri luce insanguinata, il nord, quella stella che ogni attimo bisogna guardare
per sapere dove ci troviamo". (Rafael Alberti)
Non
amo le icone.
Non
amo il CHE.
Mi
piace Ernesto Guevara, il laureando in medicina che girovagava sulla poderosa in America Latina.
Aveva
un sogno, lo seguiva, lo inseguiva.
Era
taciturno, leggeva molto, era poetico.
Anche
violento!
Violento
contro l’establishement occidentale, statunitense
in particolare.
Si
caricava dei problemi dei poveri, dei
poveri di strumenti, di risorse, non solo economici.
Percepiva
verità rivelate.
Il
suo amico Fidel gestiva, e ci sapeva fare, verità
evidenti.
Guevara
voleva essere libero, scacciò Batista da Cuba, via gli americani.
Fidel
si accordò con l’URSS.
-No, cazzo!
Disse
Ernesto, - dobbiamo essere liberi, non voglio l’URSS.
Scappò,
tradito dal suo amico.
Ebbe
a dire – Nè con Fidel, nè senza Fidel!
La
parte finale l’aggiunse, secondo me, per dovere, per riconoscimento.
Poco
più che quarantenne fu ucciso.
Credo
lo cercasse.
Fu un suicidio per mani altrui!
L’agente
americano che lo uccise, porta ancora oggi nel calcio della sua pistola, dei
suoi capelli.
Dei
cappelli di Guevara – come trofeo.
Trofeo del cazzo!
Uccidere non è mai lecito!
Guevara
uccideva, procurava dolore – questo non
mi piace –
Il suo
animo, credo fosse nobile, mi piace pensarlo.
Era
asmatico, aveva continue crisi.
Non
era povero, la sua famiglia era benestante.
Sua
madre era rivoluzionaria!
Nelle
idee.
Insegnò
al figlio lo stupore dei desideri!
Mise
in campo le velleità, fu un credente
laico, un illuso
E
poi
Un
disilluso.
Tentò
di liberare perfino i paesi africani – non ci fu verso – troppe tribù
La
sua opera è nell’incipit e nella
capitolazione.
Non
nel mezzo.
La
parte intermedia fu sfruttata da Fidel.
Pragmatico,
concreto e dittatore.
Cuba
è un paese che mi attrae.
La
sua musica, e la sua musicalità.
La
gente cerca, vuole, il lettore CD.
I
cubani di oggi vogliono possedere le cazzate
del nostro mondo occidentale.
Se
ne accorgeranno presto.
Vedranno
in poco tempo il nostro vuoto!
…Nè con Fidel, nè senza Fidel…
luciopicca
PS:
Per favore non fatemi vedere, sempre, quella foto ICONA del CHE.
Mi sta sui coglioni!
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