mercoledì 14 dicembre 2016

Poema al Che


Poema al Che - Juan Carlos Biondini /Canzone Per Il Che -Francesco Guccini

 

La musica può fare riflettere, sognare, capire e ricordare.

Il testo della canzone è stato tratto da Juan Carlos “Flaco” Biondini (coautore e chitarrista di Francesco Guccini ) da un poema del 1968 di Manuel Vàzquez Montalbàn (scrittore e poeta spagnolo) ed è basato su parole dello stesso Guevara.

 

Poema al Che - Juan Carlos “Flaco” Biondini

 

Un pueblo puede liberarse a sí mismo pese a su jaulas de animales electrodomésticos en la vanguardia de América debemos hacer sacrificios por el camino lento de la plena libertad y si el revolucionario non tieno otro descanso que su muerte que renuncie al descanso y sobreviva que nada o nandie lo detenga siquiera por un istante de beso o por algún calor de piel o prebenda. Los hechos de la conciencia interesan tanto como la perfección de un resultado luchamos contre la miseria pero al mismo tiempo contra la enajenación. Dejenme decliro el revolucionario verdadero está guiado por grandes sentimientos de amore tiene hijos que non aprenden a llamarlo mujeres que hacen parte de su sacrificio sus amigos son sus compañeros de la revolución. Adiós viejos ésta es la definitiva no lo busco pero está dentro el cálculo adiós Fidel, ésta es la definitiva bajo los cielo de la gran patria del Bolívar la luna de Higueras es la luna de Playa Girón. Soy un revolucionario cubano Soy un revolucionario de América Señor coronel soy Ernesto el Che Guevara dispare saré tan útil muerto como vivo.

 

Canzone Per Il Che -Francesco Guccini

 

Un popolo può liberare se stesso dalle sue gabbie di animali elettrodomestici ma all’avanguardia d’America dobbiamo fare dei sacrifici verso il cammino lento della piena libertà. e se il rivoluzionario non trova altro riposo che la morte, che rinunci al riposo e sopravviva; niente o nessuno lo trattenga, anche per il momento di un bacio o per qualche calore di pelle o prebenda. I problemi di coscienza interessano tanto quanto la piena perfezione di un risultato lottiamo contro la miseria ma allo stesso tempo contro la sopraffazione Lasciate che lo dica mai l rivoluzionario quando è vero è guidato da un grande sentimento d’amore, ha dei figli che non riescono a chiamarlo, mogli che fan parte di quel sacrificio, suoi amici sono “compañeros de revolucion”. Addio vecchi, oggi è il giorno conclusivo; non lo cerco, ma è già tutto nel mio calcolo. Addio Fidel, oggi è l’atto conclusivo; sotto il mio cielo, nella gran patria di Bolìvar la luna de Higueras è la luna de Playa Giron. Sono un rivoluzionario cubano. Sono un rivoluzionario d’America. Signor Colonnello, sono Ernesto, il “Che” Guevara. Mi spari, tanto sarò utile da morto come da vivo.

 

A Ernesto Che Guevara "Ti ho conosciuto bambino lì, in quella terra di Cordoba argentina mentre giocavi tra i pioppi e il granturco, le mucche delle vecchie fattorie, i braccianti ...

Non ti ho più rivisto, finché un giorno seppi che eri luce insanguinata, il nord, quella stella che ogni attimo bisogna guardare per sapere dove ci troviamo". (Rafael Alberti)

 

Non amo le icone.

Non amo il CHE.

Mi piace Ernesto Guevara, il laureando in medicina che girovagava sulla poderosa in America Latina.

Aveva un sogno, lo seguiva, lo inseguiva.

Era taciturno, leggeva molto, era poetico.

Anche violento!

Violento contro l’establishement occidentale, statunitense in particolare.

Si caricava dei problemi dei poveri, dei poveri di strumenti, di risorse, non solo economici.

Percepiva verità rivelate.

Il suo amico Fidel gestiva, e ci sapeva fare, verità evidenti.

Guevara voleva essere libero, scacciò Batista da Cuba, via gli americani.

Fidel si accordò con l’URSS.

-No, cazzo!

Disse Ernesto, - dobbiamo essere liberi, non voglio l’URSS.

Scappò, tradito dal suo amico.

Ebbe a dire – Nè con Fidel, nè senza Fidel!

La parte finale l’aggiunse, secondo me, per dovere, per riconoscimento.

 

Poco più che quarantenne fu ucciso.

Credo lo cercasse.

Fu un suicidio per mani altrui!

 

L’agente americano che lo uccise, porta ancora oggi nel calcio della sua pistola, dei suoi capelli.

Dei cappelli di Guevara – come trofeo.

 

Trofeo del cazzo!

Uccidere non è mai lecito!

 

Guevara uccideva, procurava dolore – questo non mi piace

Il suo animo, credo fosse nobile, mi piace pensarlo.

Era asmatico, aveva continue crisi.

Non era povero, la sua famiglia era benestante.

Sua madre era rivoluzionaria!

Nelle idee.

Insegnò al figlio lo stupore dei desideri!

Mise in campo le velleità, fu un credente laico, un illuso

E poi

Un disilluso.

Tentò di liberare perfino i paesi africani – non ci fu verso – troppe tribù

 

La sua opera è nell’incipit e nella capitolazione.

Non nel mezzo.

La parte intermedia fu sfruttata da Fidel.

Pragmatico, concreto e dittatore.

 

Cuba è un paese che mi attrae.

La sua musica, e la sua musicalità.

 

La gente cerca, vuole, il lettore CD.

I cubani di oggi vogliono possedere le cazzate del nostro mondo occidentale.

Se ne accorgeranno presto.

Vedranno in poco tempo il nostro vuoto!

 

…Nè con Fidel, nè senza Fidel…

 

 

luciopicca

 

 

PS: Per favore non fatemi vedere, sempre, quella foto ICONA del CHE.

Mi sta sui coglioni!

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