TITOLI DI CODA
I titoli di coda dei film.
Quando sei al cinema, avvolto dal buio o
quasi, vedi scorrere macchie bianche organizzate in lettere sullo sfondo
talvolta scuro, talvolta in trasparenza di immagini. Tutto ti colpisce, la colonna sonora, lo scorrere delle lettere,
l’occhio che prende in modo irrazionale, qualche parolina, qualche dettaglio ma
il tutto non è organico e neanche definito: non è una lettura con uno scopo.
Tutto passa sotto il tuo sguardo, sei
rapito sulle onde bianche delle macchie, spinto dal suono e dalla melodia.
Frammenti di parole, piccoli agganci di realtà: “sceneggiatura di..., si
ringrazia il comune..., regia, per la prima volta sullo schermo, musiche di...,
parrucchiera, sarta, luci di…, ottimizzazioni, aiuto regista, dolby surrund e
pruduction qualcosa che non ricordo...”
Non do il giusto peso alla lettura, non
converge il mio interesse, solo spunti disordinati trascinato dal lento
scorrere delle macchie sul nero, il pensiero va, cammina a tratti corre, per
poi rallentare di nuovo quasi a fermarsi, non vi sono regole, sono seduto al
buio, a volte purtroppo qualche cretino gestore di sala accende le luci: lo
ucciderei! Non si deve rovinare il momento, voglio le macchie bianche sul fondo
nero, voglio il lento scorrere, il rapimento sonoro diffuso nei miei
padiglioni!
Ritorno alle macchie, alle macchie
bianche e al buio, il mio buio, non lo condivido, ognuno assapora il proprio
breve viaggio, in solitudine, non si scambiano parole, c’è solo la mente, il
pensiero che salta, rimbalza, corre, cammina, si ferma e focalizza il margine
fuori dallo scopo...
E’ bello lasciarsi trasportare, liberando
i propri fili al vento, con tratti di riflessione sul film appena visto, ma
solo tratti non c’è un’ idea precisa, brandelli di pensiero, ritorni flash di
immagini, situazioni appena viste, coinvolgimenti emotivi nei margini del film
o nel centro della trama. Sceneggiatura e immagini che scorrono sui neuroni
come le macchie bianche su fondo nero.
Amo i titoli di coda!
Mi sembra di vivere, per un attimo, fuori
da me stesso, un’altra vita, un piccolo, breve, temporaneo momento di
sospensione con i fili sciolti al vento nel libero fluttuare: nulla è reale,
non leggo neanche, non mi ricordo la riga appena passata, non so cosa vi è scritto,
non importa: il rapimento è coinvolgente.
Passa qualche minuto, le luci si
accendono: “non dimenticare l’ombrello? Fuori sta piovendo? “ – “Si certo, non
ti preoccupare lo prendo subito”.
Riannodi i tuoi fili velocemente, scendi
nel reale, prendi l’ombrello ed esci - non solo dal cinema-.
luciopicca
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