ZIRMA - Italo Calvino
Dalla città di
Zirma i viaggiatori tornano con ricordi ben distinti: un negro cieco che grida
nella folla, un pazzo che si sporge dal cornicione d'un grattacielo, una ragazza
che passeggia con un puma legato al guinzaglio. In realtà molti dei ciechi che
battono il bastone sui selciati di Zirma sono negri, in ogni grattacielo c'è
qualcuno che impazzisce, tutti i pazzi passano le ore sui cornicioni, non c'è
puma che non sia allevato per un capriccio di ragazza. La città è ridondante: si
ripete perché qualcosa arrivi a fissarsi nella mente.
Torno anch'io
da Zirma: il mio ricordo comprende dirigibili che volano in tutti i sensi
all'altezza delle finestre, vie di botteghe dove si disegnano tatuaggi sulla
pelle ai marinai, treni sotterranei stipati di donne obese in preda all'afa. I
compagni che erano con me nel viaggio invece giurano d'aver visto un solo
dirigibile librarsi tra le guglie della città, un solo tatuatore disporre sul
suo panchetto aghi e inchiostri e disegni traforati, una sola donna-cannone
farsi vento sulla piattaforma d'un vagone. La memoria è ridondante: ripete i
segni perché la città cominci a esistere.
Italo
Calvino, Le città
invisibili
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