Il mito Moby
Carver racconta l’epica e il mito del grande pesce.
Pagine 44 e 45 di –Repubblica- di giovedi` 28 gennaio 2010.
Il mito del -grande-, l’ideologia anglo-americana del traguardo, della
spinta, non debole, forte, del raggiungere qualcosa, a noi esterna, che
classifichi e mostri, oggettivamente, le nostre capacità. Sono io che con il
lavoro e la pazienza ho raggiunto uno scopo, un traguardo, diverso da tutti gli
altri e grande, quasi un assoluto. Se vinco, ho successo e quindi sono. Se
perdo, ho insuccesso e quindi non sono. Misurati secondo ciò che acquisiamo,
sia fisicamente che metafisicamente. Misurati su un risultato o sul tendere.
Possiamo essere, sole se possediamo. Il possedere è variegato, va dal possesso
dell’oggetto, al possesso delle capacità , naturali o culturali, talenti o
acquisizioni attraverso il lavoro. Posso essere, io, come individuo, solo se
vivo all’interno di questo concetto, viceversa non appartengo al -sono-.
L’essere è, perchè esiste, perchè è nato.
Io ci sono, e sono ***, proprio perchè il 10 *** del 19** sono venuto al
mondo. Esisto perchè sono nato, non esisto perchè sono diventato: -sono e
divengo non divento!
Il valore è intrinseco, non estrinseco.
Valgo perchè sono, non valgo perchè c’è un mercato di scambio, o di uso.
Sono una realtà rivelata, non sono una realtà evidente, laicamente.
La religione, le religioni, pongono l’accento sul valore in sè della vita,
sulla sua essenza. Io non sono credente e mi piacerebbe che questa idea di
valore proprio dell’essere, dell’individuo, del me medesimo, dell’io sono, sia
un valore laico.
Non voglio essere mercificato, valutato secondo un valore di scambio, valutato
secondo parametri di oggetto o intelligenze oggettivizzate. Debbo accettare,
mio malgrado, questo becero ragionare del valore di scambio, quando lavoro. Per
il datore di lavoro, che non so più a chi corrisponde, sono un elemento che
partecipa al mondo tecnico e al pensiero di calcolo, sono valutato per quello
che sono in grado di produrre, o della capacità che ho di adattarmi ed eseguire
ciò che mi viene chiesto, non sono persona.
Voglio, però, ribadire che invece io sono persona, viva, uguale a me stesso,
diversa da tutti gli altri. Sono un essere che ha il diritto di vivere in un tempo e in uno
spazio, non devo e non voglio guadagnarmi: - io sono - , io sono punto.
Ho letto pagina 44 e 45 di –Repubblica-, oggi giovedi` 25 gennaio 2010,
l’articolo: Il mito Moby.
Che fatica lavorare contro la massificazione, l’omologazione.
Ho voglia di urlare!
luciopicca
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