mercoledì 1 febbraio 2017

L'uomo in piedi



L’uomo in piedi.

In piedi, poggia la mano sinistra sul manubrio, lo sguardo è rivolto all’indietro. Gli occhi sono nascosti sotto il cappello. La vespa è sull’aiuola spoglia, senza erba né fiori. E’ targata: ti esse dodici novecentosedici. 

Sul lato destro della strada ci sono dei camion, sullo sfondo un gruppo folto di persone. Ho tra le mani una cartolina  formato dieci per quindici, in bianco e nero. La didascalia  recita: ”Ai confini: lo sguardo reciproco”.

Siamo sul confine orientale italiano negli anni del dopoguerra. La cartolina invita ad un incontro che si terrà nella Villa Mylius di Sesto San Giovani, ore ventuno, venerdì tredici febbraio duemilanove, interverrà il sindaco.

Guardo l’uomo appoggiato alla bicicletta, non ha lo sguardo diretto verso il confine. I suoi occhi “mirano” indietro, forse aspetta qualcuno: è retrospettivo. I pantaloni sono rattoppati, indossa una giacca grigio scuro. Nel lato opposto della strada, vicino ai camion, una donna è abbracciata da un uomo. Anch’essi rivolgono le spalle al confine.

Non ci sono sguardi reciproci, non vi è scambio; c’è un misto di attesa e disinteresse. Chiusi nei limiti e nell’immobilità di una foto scattata più di cinquant’anni fa.

Ore ventuno, la sala è gremita. Tutti aspettiamo il docente che parlerà della scrittura creativa; ci sono anziani, universitari, gente comune. La mia mente è rapita dai pensieri dell’uomo appoggiato alla bicicletta. Non sono attratto dallo sguardo: né reciproco, né retrospettivo.

luciopicca




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