Le invasioni barbariche
(Les Invasions Barbares - 2002)
Denys Arcand
(Les Invasions Barbares - 2002)
Denys Arcand
Chi sono i
barbari?
Non dimentichiamo che la parola “barbari” è stata creata dai greci, e poi
usata dai romani, per indicare gli "altri", i popoli che vivono al di
là del confine. Quindi la nozione di "barbari" è culturale, e legata
alla contingenza geografica e politica
Remy, dunque, è un professore di storia che sta per morire. Umanistico e
umano (troppo umano), è anche un uomo insopportabile, un ex donnaiolo
tutt´altro che pentito e un pessimo marito e padre di famiglia. Suo figlio
viene raggiunto dalla notizia in quel di Londra, dove lavora in Borsa: è
l´esatto opposto del padre, yuppie e tecnologico, e ritiene di non aver nulla
da dirgli neppure in punto di morte.
La filosofia di un
impero nasconde solo la debolezza di un popolo, la follia passeggera di un
metodo e perché no di un'utopia
Le invasioni barbariche
sono il segno tangibile di un cambiamento sempre in corso, di una mutazione
inevitabile che passa attraverso la morte dei pupazzi "intelligenti".
Disagio del vivere nella società dei consumi o nella società dove il Denaro
è praticamente tutto.
Si è continuamente invasi, il nostro vivere è
continuamente “attacato” dall’altro, e
il nostro va difeso. Si deve necessariamente inserire in questo contesto il
dibattito e il confronto, l’intelligenza degli interlocutori è lo strumento
primario di dialogo e di rispetto, l’accettazione del compromesso, salvaguardando
le differenze, è inevitabile anche se riduttiva.
Lo stimolo egoistico di sopraffazione nel rapporto
forza-debolezza è parte del gioco, l’affermazione è biologica-animalesca ma il
cuscinetto è rappresentato dalle capacità intellettuali e creative.
L’invasione del diverso, del barbaro, della difficoltà ma
soprattutto la voglia di non confrontarsi. Il nostro occidente organizza tutto,
sotto la regola democratico-illuminista, crediamo di avere il logos della vita e la risposta, terrena,
ai problemi di convivenza. Ci si accorge che nessuno, neanche noi, siamo in
grado di gestire, e ne abbiamo paura, e allora attacchiamo. Si attacchiamo.
Credo che l’11 settembre sia il risultato di un difesa al nostro attacco, una
difesa non condivisibile, ma comunque difesa.
La “guerra”, intesa come scontro di forze-idee diverse è
inevitabile, l’eccellenza dell’uomo ne deve modificare l’espressione e il modo
inserendo il confronto, mantenendo le differeze, rifiutando gli integralismi e
l’ortodossia.
La continua progressione è necessaria.
E’ difficile sapere chi è IL BARBARO!
Il film ispira anche ad altre riflessioni sull’intelletto
umano, soprattutto la vitale, inebriate voglia dell’uomo di non accettare la
sua condizione, qualunque essa sia e di volere mettere sempre un passo in
avanti in un continuo modificarsi. Questo è positivo e vitale, rappresenta il
progresso continuo. Credo anche che il perdersi sia inevitabile, le certezze
che acquisiamo, e la sicurezza che ne deriva in un attimo possono crollare, e
ci ritroviamo con nuove molteplici variabili da metabolizzare. Il film ispira
la critica del tutto, qui dove siamo, lá da dove ci attaccano. Tutti siamo
barbari in questa nuova sfida, il denaro e il profitto nulla possono, ma
neanche la cultura e l’intelletto sembra che abbiamo terreno fertile, tutto
diventa relativo – meglio così- . Il nostro occidente sembra che ci doni l’alto
uso dell’intelletto che in qualche modo tutto spiega, per poi ricadere nel caos e ricominciare dinuovo.
Remy lotta, si adira, vive nella carne e nella cultura, nell’Umanesimo,
è contrario al profitto e all’uso scellerato del denaro, non condivide lo stile
di vita del figlio e tutto gli è confuso, vuole solo un tramonto, un lago, lui
e il figlio, le sue emozioni e l’accettazione che non comprendiamo niente, gli
appigli crollano e rimane l’Uomo.
luciopicca
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