martedì 14 marzo 2017

non mi chiede a cosa serve

Amélie Nothomb

Lei almeno non mi chiede a cosa serve. È una domanda che mi dà un fastidio terribile. Viviamo in una società dove c’è sempre bisogno che le cose ‘servano’. Ora, il verbo servire, da un punto di vista etimologico, significa ‘essere schiavo di’. E se c’è un animale che invece incarna un ideale di libertà assoluta è proprio l’uccello. In genere si pensa che un ornitologo lavori per la salvaguardia della specie aviaria: in realtà non è che una parte del suo lavoro. Per me l’ornitologia consiste anche e soprattutto nel suggerire all’uomo percorsi alternativi. […]

Studiare gli uccelli vuol dire interessarsi a un’esperienza radicalmente altra. A volte mi chiedono come sia possibile evitare l’antropomorfismo, la propensione a interpretare tutto secondo il nostro punto di vista; per i tre quarti del tempo i comportamenti degli uccelli sono incomprensibili. L’errore sta nel volerli tradurre […]. È proprio questo a conferire alla specie aviaria una nobiltà autentica: la grande maggioranza delle loro azioni non ha alcuna utilità.

Ci vuole solo il povero cervello umano per creare una teoria come quella dell’arte per l’arte. Il merlo e l’usignolo sanno per istinto che la categoria del bello in sé è una stupidaggine e peraltro neppure esiste. Se cantano al livello estremo di bellezza, è per assicurare lo slancio più ampio possibile alla libertà del proprio volo. Ciò che dice il canto dell’usignolo più ispirato è che non ci sono limiti al sublime né all’emozione che può suscitare.

La sofferenza e l’ingiustizia sono sempre esistite. Con le migliori intenzioni, quelle di cui è lastricato l’Inferno, l’età moderna ha prodotto atroci pomate verbali che, al posto di curare, estendono la superficie del male e creano un’irritazione permanente sulla pelle dell’infortunato. E al suo dolore si aggiunge anche una nuvola di mosche.

Vivere è rifiutare. Chi accetta ogni cosa non è più vivo dell’orifizio del lavandino.

Aveva ragione: il bambino possedeva quella superiore forma di intelligenza che si potrebbe chiamare “il senso dell’altro”. […] chi ne è provvisto sa che ogni persona è un linguaggio specifico e che tale linguaggio può essere appreso a condizione di ascoltarlo con la più estrema apertura di cuore e di sensi. È anche per questo che si tratta di una facoltà analoga all’intelligenza: ha a che fare con la comprensione e la conoscenza. Le persone intelligenti che non sviluppano questo accesso all’altro diventano, nel senso etimologico del termine, degli idioti: esseri centrati su sé stessi. L’epoca in cui viviamo rigurgita di questi idioti intelligenti, il loro simpatico club fa rimpiangere i bravi imbecilli di una volta.

In questo, la sua condotta era estremamente nobile: l’amicizia non serve a colmare un vuoto. Nasce quando si incontra l’essere che rende possibile una relazione sublime.

“In ogni storia d’amore c’è sempre uno che soffre e l’altro che si annoia” dice l’adagio.

Riccardin dal ciuffo
Amélie Nothomb
Editore:  Voland
Collana:  Amazzoni
Anno edizione: 2017
Pagine: 128 p.
EAN: 9788862430722
 

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